Corriere dello Sport: “Palermo alla scoperta del “Memo”. Dal modulo alla gestione dello spogliatoio. Tutti i segreti del Diego Lopez allenatore”
“Il primo interrogativo riguarderà il modulo, per quello che può contare in un Palermo tanto fragile. Diego Lopez nelle due esperienze significative della sua breve carriera, Cagliari e Bologna, ha sempre e rigorosamente applicato il 4-3-1-2. Ovvero proprio uno di quelli che in stagione la squadra non ha mai utilizzato. E dire che ne ha cambiati tantissimi, in continuazione e purtroppo senza apprezzabili risultati. Comunque sia, finora, nella storia da tecnico di Lopez, di difesa a 3 neppure l’ombra. Mentre quello sembra da tempo il sistema più adatto alla squadra e cui è più abituato il gruppo. Ma forse disquisire di schemi e numeri in una situazione del genere ha davvero poco senso. Diego Lopez potrà contare innanzitutto sulla forte spalla del ds che l’ha consigliato e addirittura avviato alla carriera in panchina quando era a Cagliari. Salerno crede nella sua tempra da combattente ed anche nel carattere che ha fin qui mostrato. E’ considerato un hombre vertical, difficile a piegare con considerazioni extra tecniche, ma avere a che fare con Zamparini è complicato per tutti. Dalla sua Lopez può dire di essere abituato a Cellino, che non è da meno. Avere iniziato ad allenare il giorno dopo la conclusione della carriera attiva ne descrive caratteristiche leggibili ancora oggi. Lopez sia a Cagliari che a Bologna, è uno che crea un fortissimo legame con i giocatori, che cerca la compattezza dello spogliatoio, che si sente quasi ancora uno di loro. A Cagliari, stagione 2013/14, furono proprio Salerno prima e la squadra poi a salvarlo dalle prime crisi proprio per il rapporto di fiducia esistente. A 5 giornate dalla fine però, con una salvezza ancora non sicura, la furia di Cellino non fu più controllabile e l’ex capitano lasciò il posto a Pulga. Significativo un episodio accaduto subito dopo l’esonero: alla felicità “social” espressa da Pablo Ceppellini, connazionale di Lopez ma da lui poco considerato, rispose duramente Radja Nainggolan, che il Cagliari aveva nel frattempo ceduto alla Roma, per prendere le difese di Diego e lodarne le qualità di tecnico ed uomo. Copione simile anche nell’avventura di Bologna, dove Lopez approdò anche grazie al rifiuto di Zdenek Zeman, la prima scelta all’epoca del club felsineo. Grande piazza, approccio molto soft per Diego, uno che coltiva pochissimo i rapporti extra societari e sta molto sulle sue. Sul piano calcistico, è un pragmatico, un lottatore, uno che chiede sacrificio totale, e lo ottiene perché la squadra ne riconosce impegno e buona fede. In Emilia partì male, fra le perplessità di una tifoseria già scottata dalla retrocessione: eliminazione in Coppa Italia, due sconfitte nelle prime 4 gare, gioco latitante. Ma si riprese con la politica dei piccoli passi. Il Bologna non fece sfracelli ma conquistò la vetta. Però a gennaio cambiarono gli equilibri societari, nel club c’era la lotta Tacopina-Saputo (la spuntò quest’ultimo), arrivò un nuovo ds, Pantaleo Corvino. Che alle prime difficoltà liquidò Lopez quando mancavano appena 3 giornate e la promozione diretta rischiava di sfumare. Arrivò Delio Rossi che conquistò la A con grande fatica ai play off.
Il calcio fatto praticare da Lopez però di certo non incantava. Era solido ed organizzato, questo sì. L’idea base, aldilà della citata difesa a 4, prevede un uomo d’ordine a centrocampo (Conti a Cagliari, Matuzalem a Bologna) proprio la figura che in realtà a questo Palermo manca, e un trequartista dietro le punte. Sotto le due Torri era l’ex rosanero Laribi. Lopez non ha remore nel lanciare i giovani anche in contesti difficili, fu lui a puntare su Masina oggi una delle rivelazioni della squadra di Donadoni. Ovvio che a Palermo le condizioni saranno del tutto diverse, e di ancora maggior emergenza. Ma “El Memo” ci proverà.”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.