Corriere dello Sport: “Palermo, 30 anni fa…«Quanti ricordi». D’Este: «Contro il Kroton nell’ 87 lo stadio era una bolgia Carrera in barella e poi quel ko pesante: eravamo in C2»”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport2 ha intervistato Maurizio D’Este, ex giocatore del Palermo, militato in rosanero negli anni ’80. Al quotidiano la vecchia gloria rosanero ricorda i tempi in cui giocava in Sicilia, raccontando di un Crotone-Palermo di C2. Di seguito le sue parole e quanto si legge sul giornale: Crotone-Palermo è la storia di un calcio sempre più senza frontiere e globalizzato. E’ la sfida che si fonda sulla necessità, inderogabile, di vincere. Per esorcizzare le paure e regalarsi il futuro. Entrambi vogliono i tre punti. Lo dice De Zerbi, lo urla Nicola. Astri nascenti, stimati a Coverciano e oltre, chiamati ad accendere i fuochi di una rivoluzione dettata dal coraggio delle idee e dalla spregiudicata convinzione che un lavoro intelligente possa ribaltare le gerarchie. CHE SFIDA Un duello acceso di recente che assume già un significato pesante. Per certi versi ultimativo. Nel 1987, impensabile. Il Palermo arrivava da una radiazione che sapeva di vendetta politica; il Crotone si chiamava Kroton niente a che vedere con il presente. Ambedue in C2, segnali evidenti di un giocattolo rotto da incollare pezzo per pezzo. Finì col Palermo in C1 e con il Kroton rivelazione dell’anno. E alla terza giornata, il rinato Palermo pagò un clamoroso pedaggio alla sua ricostruzione (sconfitta per 4-2), sicurezza bruciata in un pomeriggio di passione e sorprese. Una “prima” con simboli diversi rispetto ad oggi. Il Palermo era la squadra da battere con i suoi Manicone, Di Carlo, D’Este, Carrera, Pocetta…, il Crotone sollecitato da un avversario inavvicinabile. Davide contro Golia. Confronto drammatico con il rosa Carrera fuori in barella e un Palermo che incassava, oltre ad uno stop bruciante, la prima polemica della nuova era. Il capitano Carrera colpito da un mortaretto? A distanza di anni, uno dei protagonisti, Maurizio D’Este, quello dei tre gol all’Ajax di Bosman, che oggi debutta in panchina, come De Zerbi, con l’Axys Valsa di Zola Predosa, ridimensione l’accaduto. «Era una bolgia. Carrera esagerò tanto che l’arbitro fece continuare. Come oggi, anche allora le due squadre avevano bisogno di fiducia. La sconfitta lasciò il segno. Si parlò dell’esonero di Caramanno, ma di notte intervenne proprio Carrera e lo salvò. Con Zamparini non ci sarebbe stato dialogo». ATTUALITA’ Oggi, quelle distanze sono state annullate. Almeno col Palermo. E si lotta per la salvezza, sia pure in A. Ma in un campionato nel campionato con un Crotone che spende meno di tutti, il cui monte ingaggi non arriva a quindici milioni lordi, meno del solo Higuain, quasi quanto De Rossi; contro il Palermo che dai quarantacinque del primo Zamparini arriva a venti. Società virtuose, se vogliamo, ma nettamente indietro rispetto ai fatturati di club come la Juve. Così, i punti dal valore doppio sono quelli che si conquistano con le altre cenerentole. Povere e belle. Se Ursino infatti è un modello da imitare, Faggiano non scherza. Uomini che sfruttano conoscenze e competenze per ribaltare asticelle inarrivabili. Il messaggio che arriva da Pescara è chiaro: Crotone senza Juric (come trattenerlo quando  offrono di più?) ma abituato a lavorare sui giovani e sul contenimento delle spese. Si chiama continuità. Palermo ridimensionato rispetto alle promesse di un tempo e fino alla finale di Coppa Italia con l’Inter, precipitato ormai nel gruppo delle “si salvi chi può”. Punti interrogativi, allenatori costretti a ripartire da zero. In tutti i sensi: Crotone addirittura senza stadio e con altri problemi extra calcistici e Palermo in vendita da mesi. Dunque in ritardo e già ai confini di una prova verità, costretti al più presto a svelare la loro identità e a fornire garanzie. «L’arrivo di Zamparini -è la tesi di D’Este – ha aperto prospettive ma ha fatto saltare precedenti equilibri. Il patron scopre allenatori ad ogni angolo, assegna responsabilità a volte insopportabili. E poi si ipotizza di un calcio più responsabile in un mondo di matti, dove spesso si parla bene e si razzola male. E guardate che di matti ne capisco… Io sono il primo. Come De Zerbi sono nato nel Milan e se non fosse stato per la testa… Certo, non mi sarei mai aspettato un confronto del genere in A. Bravo il Crotone. Segno dei tempi? Non so quali, ma meglio così. Viva l’incertezza. Lasciatemi sognare un pallone imprevedibile»”.