L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’inchiesta sulle plusvalenze che vede coinvolta la Juventus, ma non solo.
Un «sistema malato». E’ il quadro che emergerebbe, stando alle indiscrezioni che arrivano dal Palazzo di Giustizia di Torino, dall’inchiesta sui conti della Juventus. Un sistema che il pool di magistrati composto da Marco Gianoglio, Ciro Santoriello e Mario Bendoni sta portando man mano alla luce, analizzando documenti e intercettazioni e che riguarderebbe non soltanto il club bianconero ma anche altre società e, quindi, il mondo del calcio nel suo insieme. Ci sarebbero diversi altri profili sotto la lente, che non avrebbero rilevanza penale ma potrebbero far scendere in campo la giustizia sportiva.
La Federcalcio, infatti, ha già richiesto gli atti alla Procura di Torino, che ha dato la sua disponibilità a collaborare. La trasmissione delle carte, però, potrà avvenire soltanto alla conclusione delle indagini, che si annuncia destinata ad arrivare in tempi abbastanza rapidi. Una volta completato il lavoro, i Pm torinesi invieranno alla Procura della Figc (che per il momento può disporre del decreto di perquisizione) i verbali degli interrogatori, ora secretati, le intercettazioni e il materiale coperto da segreto istruttorio che non può essere divulgato fino appunto alla chiusura delle indagini. «Le indagini sono in corso – rileva il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina – . Dobbiamo solo aspettare i risultati finali che la Procura di Torino metterà a disposizione della nostra Procura Federale». «L’indagine sta facendo il proprio corso, vediamo che succederà, aspettiamo», il commento del sottosegretario allo sport, Valentina Vezzali, sottosegretario allo sport. E di attesa è anche la linea del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Le parti interessate hanno fatto un comunicato a tutela dei propri diritti e interessi. Ora attendiamo gli sviluppi». In Procura, intanto, prosegue la serie di audizioni di testimoni. Ieri davanti ai magistrati è comparso l’amministratore delegato della Juve, Maurizio Arrivabene, in qualità di persona informata dei fatti. Il manager, che ha assunto la carica lo scorso luglio dopo nove anni nel Consiglio di amministrazione, ha risposto per oltre tre ore alle domande degli inquirenti, lasciando Palazzo di Giustizia dopo le 18. Il suo interrogatorio è stato secretato, così come era accaduto in precedenza al verbale di Federico Cherubini, il responsabile dell’area tecnica, che era stato sentito per nove ore sabato scorso. Già oggi dovrebbe toccare a Paolo Morganti, Head of Football operations del club, anche lui come testimone e conseguentemente di Stefano Bertola e Marco Re, i due ex dirigenti che risultano invece indagati. Dai primi di dicembre in poi, toccherà agli altri indagati: il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, il Chief Corporate & Financial Officer, Stefano Cerrato e l’ex responsabile dell’area tecnica, Fabio Paratici, ora al Tottenham. La Procura sta vagliando minuziosamente i 282 milioni di plusvalenze sospette iscritte nei bilanci della società bianconera degli ultimi tre anni e ha messo sotto la lente un ammontare cospicuo di documenti che riguardano fatture per operazioni mai compiute, mandati fittizi e maxi commissioni agli agenti.