“Gira che ti rigira, quando si arriva al dunque, quando partono gli inni e si gioca sul serio, ecco che non c’è Nazionale senza Juve. Nostra Signora d’Italia è lì, piantata nella storia azzurra. E non è una questione retorica né oziosa: è semplicemente un fatto. Meglio, un dato: 136. Tanti sono gli juventini prestati alla nostra Nazionale, a partire dal 1934, tra mondiali, europei, e Confederations Cup. Una realtà che ha ancora più valore adesso, in un momento così opaco del nostro calcio, finito al 15° posto del ranking Fifa come mai era accaduto. Antonio Conte, che di Juve se ne intende, non farà altro che continuare la tradizione. Sono 7 i bianconeri a Coverciano, e avrebbero potuto essere 8, se Marchisio non si fosse arreso a un grave infortunio. Ora, anche se non tutti e sette, come è possibile, faranno le valige per la Francia, il blocco juventino difensivo cinque volte campione di Italia, formerà la base su cui il ct cercherà di organizzare una Nazionale degna di onorare il ruolo di vice campione d’Europa in carica. CHE STORIA. In ottanta anni euro-mondiali-confederati, non c’è stata Nazionale che non avesse almeno uno juventino in campo. Diciamo che, come in ogni regola esiste l’eccezione. In questo senso ci riferiamo al mondiale del 1970. In Messico Valcareggi portò un solo bianconero, il giovane Furino, che comunque giocò un tempo contro l’Uruguay. Detto questo, che rappresenta il minimo storico del tasso di juventinità azzurra, ecco che eccellono, in senso contrario l’Italia campione del mondo 1934 e quella del 1978, praticamente tutte bianconere (9 convocati), quella della Confederations Cup 2013 (8), quelle europee 1980, 2000, 2012 (7) più naturalmente i blocchi mondiali 1982 (6) e 2006 (5). Insomma una carrellata impressionante di campioni bianconerazzurri. Se questa linea di continuità, confermata in questa occasione, basterà a Conte per venire a capo del prossimo Europeo, mai annunciato con tante perplessità, è difficile da affermare. Certo è che, se a questa Italia mancasse l’apporto juventino, allora tanto varrebbe restare a casa, questo detto col massimo rispetto per tutti gli altri azzurri adesso a Coverciano. La questione non è solo tecnica: c’è una dimensione, quella storica, che nel calcio delle nazionali ha un peso enorme. La Juve ha coltivato e coltiva il patrimonio “nazionale” da sempre, più di qualunque altro club nostrano, e con questo ha allevato e alleva generazioni di calciatori abituati a vincere. E siccome vincere aiuta a vincere, come ricordava ieri Bonucci, ecco che l’impatto juventino sull’Italia azzurra spesso è stato determinante per raggiungere i risultati più prestigiosi. Non è un caso che i capitani azzurri che hanno sollevato tre delle nostre quattro coppe del mondo fossero juventini (Combi, Zoff e Cannavaro). La storia “italiana” naturalmente ha avuto altri grandi protagonisti non bianconeri: restando ai capitani basta ricordare il Meazza iridato del 1938 e il Facchetti campione d’Europa 1968, entrambi nerazzurri. E proprio da Milano, in questi 80 anni, sono arrivati in Nazionale ben 175 calciatori (91 milanisti e 84 interisti). Ci sono da aggiungere, e non certo per far numero, 49 romanisti, 41 viola, 30 laziali, 27 granata, 24 bolognesi, 23 napoletani, 21 parmigiani, 16 sampdoriani, 13 cagliaritani e 11 udinesi, per restare solo ai contributi più significativi. Il prossimo 31 maggio, Conte tirerà le sue somme: vedremo come questi dati dovranno essere aggiornati. Di sicuro, una volta di più, non ci sarà Nazionale senza Juve”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.