L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Polonia che si rifiuta di giocare in Russia.
C’è chi dice no. E nel mondo del calcio, è in Polonia che si dice di no in maniera forte, concreta, inequivocabile. No alla guerra, in questo caso no all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. Se due giorni fa la Uefa aveva spostato la sede della finale di Champions da San Pietroburgo a Parigi, ipotizzando anche con la Fifa che lo spareggio mondiale tra Polonia e Russia si potesse disputare seppur in campo neutro, proprio la Federcalcio polacca ha invece deciso di prendere posizione alzando il livello della propria protesta: «È ora di agire. A causa dell’escalation nell’aggressione da parte della Russia in Ucraina, la squadra polacca non intende disputare i playoff, è l’unica decisione corretta», si legge in una nota del presidente Cezary Kulesza. Seguito a ruota anche dall’omologo svedese Karl-Erik Nilsson, è da Svezia-Repubblica Ceca infatti che sarebbe dovuta uscire l’avversaria per la finale playoff contro la vincente di Russia-Polonia: «Qualunque cosa decida la Fifa, non giocheremo contro la Russia a marzo». Pure Pavel Nedved, vicepresidente della Juve, si è schierato apertamente: «Mi aspetto che anche la federazione della Repubblica Ceca prenda posizione rapidamente rifiutandosi di affrontare la Russia». E Robert Lewandowski (ieri in campo con al braccio una fascia con i colori dell’Ucraina), appoggia la linea della sua federazione: «La decisione giusta. Non posso immaginare di giocare una partita contro la Russia in una situazione in cui l’aggressione armata all’Ucraina continua. I calciatori e i tifosi russi non sono responsabili di tutto questo, ma non possiamo fingere che non stia succedendo nulla». Una posizione rilanciata e appoggiata sui social anche da Krzysztof Piatek, l’attaccante viola .
SIMBOLO SZCZESNY. Particolarmente coinvolto anche Wojciech Szczesny, portiere della Juventus e della Nazionale polacca, sposato con l’ucraina Marina Luczenko. Il numero 1 bianconero ha preso posizione chiaramente via social, chiedendo a tutto il mondo del calcio di schierarsi contro questa follia e in difesa del popolo ucraino, spiegando chiaramente come sotto attacco ci siano tutti i valori libertari dell’Europa: «Mia moglie è nata in Ucraina, c’è sangue ucraino che scorre nelle vene di mio figlio, parte della nostra famiglia è ancora in Ucraina, molti dei miei collaboratori sono ucraini e sono tutte grandi persone. Vedere la sofferenza sui loro volti e la paura per il loro paese mi fa capire che non posso stare fermo e far finta che non sia successo niente. Nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina ha dichiarato guerra non solo all’Ucraina ma anche a tutti i valori che l’Europa rappresenta. Libertà, Indipendenza ma soprattutto Pace», scrive Szczesny. Che poi annuncia il suo personalissimo no: «Il 26 marzo avremmo dovuto giocare contro la Russia in uno spareggio per la Coppa del Mondo 2022 in Qatar. E anche se mi si spezza il cuore mentre scrivo questo, la mia coscienza non mi permette di giocare. Se dobbiamo perderla a tavolino la perdiamo a testa alta, sapendo che abbiamo fatto la cosa giusta. Rappresentare il proprio paese è il più grande onore nella carriera di un calciatore, ma è comunque una scelta. Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia. Mi rifiuto di stare in campo, indossando i colori del mio paese e ascoltando l’inno nazionale della Russia. Mi rifiuto di partecipare a un evento sportivo che legittima le azioni del governo russo». E ieri a Empoli ha aggiunto: «Tutte le nazionali dovrebbero seguire il nostro esempio, così vediamo se la Fifa ha le palle di dare il Mondiale a tavolino alla Russia. Non credo proprio». Nessun compromesso quindi, nessun patto: c’è chi dice no. Non farlo, oggi, proprio non si può.