Corriere dello Sport: “Nessuna risposta dagli ultrà indagati. Inter nei guai? «La società cede alle pressioni e di fatto finanzia gli illeciti»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’inchiesta che coinvolge gli ultras di Inter e Milan.
Gli interrogatori degli ultrà milanisti e interisti, arrestati nell’ambito di un’indagine su un’associazione per delinquere legata alle curve rossonere e nerazzurre, sono iniziati ieri, ma tutti gli imputati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Francesco Lucci, Riccardo Bonissi, Luciano Romano e altri, tra cui Christian Rosiello, guardia del corpo di Fedez, e Islam Hagag, altro amico del rapper, hanno mantenuto il silenzio durante gli interrogatori. Oggi toccherà a Luca Lucci, fratello di Francesco e figura centrale degli ultrà milanisti, e a Marco Ferdico, leader della curva interista, che probabilmente seguiranno la stessa linea difensiva.
La vicenda ha coinvolto anche Andrea Beretta, ex capo degli ultrà interisti, accusato di aver ucciso Antonio Bellocco, membro della curva Nord e legato alla ‘Ndrangheta. Il suo avvocato ha respinto l’idea che ci fossero pressioni per ottenere tessere e biglietti, sostenendo che non ci furono minacce esplicite, ma solo la richiesta di biglietti per la finale di Istanbul.
Nel frattempo, le società di Inter e Milan stanno collaborando con consulenti nominati dalla Procura, fornendo documentazione relativa agli appalti e agli organigrammi, mentre i tesserati delle due squadre saranno presto convocati per le audizioni.
Il ministro dello sport, Andrea Abodi, ha dichiarato che questa vicenda deve essere un monito per tutte le società calcistiche, sottolineando che non è sufficiente dichiarare la propria estraneità, ma occorre dimostrarla con i fatti. Ha inoltre richiamato i tesserati alla responsabilità di mantenere comportamenti esemplari, evitando legami con individui discutibili. Anche l’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ha commentato, sperando che il club nerazzurro possa uscire pulito da questa situazione e liberarsi di quella parte di tifo “malata”.
La Procura di Milano ha messo in luce come l’Inter, attraverso il rapporto con Marco Ferdico e altri esponenti della curva, abbia di fatto finanziato soggetti coinvolti in reati, cedendo alle loro pressioni per ottenere biglietti. Questo fa parte di un quadro più ampio in cui la gestione organizzativa del club ha creato le condizioni favorevoli affinché attività sportive si trasformassero in occasione per attività illecite, secondo quanto riportato nella richiesta di custodia cautelare per i 19 arresti. La Procura, sotto la guida di Marcello Viola, ha avviato procedimenti di prevenzione nei confronti di Inter e Milan (non indagate), con l’obiettivo di interrompere affari illeciti e violenze, e di spezzare i legami tra ultras, giocatori e dirigenti.
Tra le misure previste per prevenire ulteriori problemi, ci sono il potenziamento dei controlli sui biglietti e i posti a sedere, e lo stop alle scene in cui i giocatori sono costretti a consegnare maglie o subiscono pressioni dagli ultras sotto la curva.
Un ulteriore problema emerso riguarda la Commissione antimafia del Comune di Milano, che sembra aver sottovalutato la questione degli ultras, essendo stata “indotta in errore” dai dirigenti dell’Inter, che avrebbero fornito informazioni incomplete e “scollate dalla realtà” durante un’audizione del 15 marzo. La questione legata all’associazione We Are Milano, una struttura dietro la quale si nasconderebbero alcuni capi ultras, è stata anche essa sottovalutata, secondo il Gip Domenico Santoro.
L’indagine ha inoltre evidenziato un controllo carente sugli ingressi allo stadio, fonte di ulteriori guadagni illeciti e potenziali pericoli, e ha criticato la gestione dei biglietti, il cui ricavato, secondo l’accusa, è andato a beneficio di persone coinvolte in gravi reati. I legali dell’Inter hanno presentato una memoria in cui sostanzialmente hanno ribadito quanto già detto in precedenza, senza fornire nuovi elementi significativi per contrastare le accuse.