Quello che conta, è soprattutto l’Italia, un gruppo prima che una selezione. «E l’Europeo 2016 non vede nessuna favorita: la nostra Nazionale potrà fare bene, non partiamo per andare a fare una passeggiata». Simone Zaza non ci gira intorno. Sorride ripensando allo scampolo di gara giocata contro la Spagna e plaude il gruppo, «solido e forte». Il segreto, dunque, sta nel fatto «di essere diventati sempre più una squadra, perché non possiamo permetterci di essere soltanto una selezione: per fare un Europeo da protagonisti non abbiamo altra via di fuga». Più o meno lo stesso concetto espresso da Graziano Pellé, intervenuto a Dribbling: «Per il dopo Conte c’è bisogno di un allenatore, perché la Nazionale è una squadra: lavoriamo tanto proprio per dimostrare in campo di avere concetti ed idee». LA PAURA E L’ORGOGLIO. Ha avuto paura di perderlo l’azzurro Simone Zaza, sorride adesso dall’aula magna di Coverciano, ma non lo nasconde: «Quando Conte ha detto che avrebbe convocato solo chi giocava col proprio club ho temuto di vedere un sogno andare in fumo, visto che sono quello che ha giocato meno di tutti, anche se il rapporto tra gol e minuti giocati è positivo (una rete ogni 107 minuti). Il suo è un ragionamento giusto, ma non è facile trovare spazio in una squadra come la Juventus in cui convivono tanti campioni. Noi italiani penalizzati dai tanti stranieri? Io sono di parte – scherza -. Penso che ogni allenatore scelga sempre di affidarsi ai suoi elementi più forti ed io, proprio per questo, dovrò migliorare ancora». Ci mette la faccia Zaza e pure un po’ il grugno: «La Juventus, a gennaio, mi ha difeso dal mercato: andarmene, per me, sarebbe stata una sconfitta. Spero di riuscire a ritagliarmi sempre più spazio, significherebbe essere migliorato. Di certo sono cresciuto, non sono più il giocatore… ignorante che raccontai alla mia prima conferenza stampa in azzurro. Insigne e la lotta scudetto? Siamo amici nella vita e rivali in campionato, ci scappa sempre qualche battuta. Auguro invece ad Immobile di tornare il prima possibile». Quanto al futuro e al possibile interesse del Chelsea, prossimo club di Antonio Conte, lui non ci pensa: «Adesso sono un giocatore della Juventus e prima di andare altrove vorrei affermarmi in bianconero. Ancora il 3-4-3 come con Di Francesco? Numericamente è stato un ritorno alle origini, ma l’interpretazione che ne dà Conte è un po’ diversa. Adesso l’obiettivo è andare a Monaco e vincere, vogliamo dimostrare di essere concentrati e forti. Per me sarà come una piccola rivincita dopo l’eliminazione dalla Champions». UN ITALIANO A LONDRA. Graziano Pellé, 12 gol con il Southampton in questa stagione, si sofferma sul futuro inglese del suo Ct: «Conte ha doti che gli permettono di fare bene in qualunque campionato: se arriverà in Premier sarà il benvenuto – ha detto alla Rai -. Il mio consiglio è quello di restare se stesso perché è un vincente. Il fatto di cambiare cultura non gli dovrà far modificare il suo atteggiamento: dovrà… solo parlare inglese». Chiunque lo sostituirà, continua, sarà all’altezza: «Il calcio italiano ha avuto ed ha tanti allenatori molto forti, come dimostra anche Ranieri in Inghilterra. Quello che conta è che arrivi un allenatore e non un selezionatore, perché ha ragione il Ct: questa Italia è prima di tutto una squadra»