“A ventiquattr’ore dalla decima qualificazione consecutiva della schiacciasassi Barcellona ai quarti di Champions League, a cui ha contribuito con una doppietta all’Emirates e con il gol che ha fissato il definitivo 3-1 del Camp Nou, un più che soddisfatto Leo Messi si concede eccezionalmente a microfoni e telecamere, accettando con entusiasmo l’invito del nuovo partner commerciale, il colosso delle telecomunicazioni asiatico Huawei. Oltre alla soddisfazione per aver superato ancora una volta l’Arsenal e ai ragionamenti sulla più stretta attualità, il contesto rilassato dell’elegante Hotel Juan Carlos I, un’oasi di pace a qualche centinaio di metri in linea d’aria dalla cattedrale blaugrana, aiuta a far emerge un lato decisamente più sconosciuto della Pulce, che tra un allenamento e l’altro, ammette di dilettarsi con videogiochi, nuove tecnologie e social network, che gli permettono di connettersi quotidianamente con un numero iperbolico di tifosi da tutti gli angoli del pianeta.
Da oltre dieci anni sei connesso con la grandezza, come recita lo slogan alle tue spalle. Quel’è il tuo segreto? «Mi ricordo da dove vengo, degli sforzi e dei sacrifici che ho dovuto affrontare fin da piccolo. Sognavo di trionfare grazie al calcio e, alla fine, ce l’ho fatta. Sono passato per momenti difficili, ma ho sempre lavorato duro. Non ho mai smesso di sognare e continuo a farlo anche oggi».
Cosa provi quando ti senti ripetere che sei diventato il miglior calciatore della storia? «Lo sento spesso, ma preferisco non pensarci troppo. Mi limito a ringraziare e ad essere felice, perché fa sempre piacere quando senti che parlano bene di te. Per il resto, mi concentro unicamente nel cercare di continuare a migliorare, a non fermarmi dove sono arrivato. Ho ancora margini per crescere».
Le rivali, a cominciare dal Real Madrid, possono preoccuparsi. Anche quest’anno siete intenzionati a fare bottino pieno? «Il piano è lo stesso da quando faccio parte dello spogliatoio del Barça: giochiamo per vincere in tutte le competizioni. In campionato godiamo di un certo vantaggio e tutto dipende solo da noi stessi. Il titolo è vicino, ma siamo consci che non abbiamo ancora vinto nulla, per cui andiamo avanti pensando a una partita alla volta».
Nessuno, finora, è mai riuscito a conquistare due Champions consecutive. Preferenze per il prossimo turno? «A questo punto, non fa troppa differenza. Chi viene viene, sono tutti fortissimi. Ci toccherà sudare per arrivare fino in fondo». Quest’estate, poi, ti aspetta la Coppa America del Centenario.
Quanto ti manca un trionfo con l’albiceleste Argentina? «È un grande obiettivo per me. Considero il torneo una grande opportunità per riuscire finalmente a sollevare un trofeo anche con la Nazionale. Il mio sogno, però, resta il Mondiale. Fa ancora male pensare a come abbiamo visto sfuggire un possibile successo quando eravamo giunti a un passo dalla vittoria, sia contro la Germania che contro il Cile. È stato davvero doloroso».
Tra pochi giorni ci sarà la possibilità di una rivincita proprio contro il Cile. «Non la vivo come una rivincita, ma come una partita complicata, contro una selezione solida, assemblata con giocatori di qualità. Giochiamo per i tre punti e per avvicinarci ulteriormente alla qualificazione a Russia 2018».
Una nuova occasione per riabbracciare il tuo vecchio amico Alexis Sanchez? «Le bizzarrie del caso hanno fatto sì che ci siamo visti spesso, ultimamente, grazie all’incrocio con l’Arsenal in Champions League. Abbiamo stretto una buona amicizia e gli auguro sempre il meglio».
A proposito di amici, che ci dici di Suarez e Neymar? Wenger ha detto che voi tre trasformate la vita in opera d’arte… «Siamo un buon tridente e la buona relazione che esiste anche fuori dal campo sicuramente aiuta, ma il Barça è molto più dei suoi tre attaccanti. La verità è che c’è un intero spogliatoio che lavora con allegria per ottenere sempre il massimo. La cosa più sorprendente e vedere tanta umiltà e tanta voglia di lavorare anche in chi ha già vinto tutto. La fame è intatta».
Siete in uno stato di grazia. Quanto vi sta motivando la striscia d’imbattibilità di 38 partite? «Non ci pensiamo, né ne parliamo mai. Sappiamo bene che, alla fine, contano solo i titoli. Se non perdiamo è sempre un buon segno, ovvio, ma quando capiterà non ne faremo un dramma».
Pensi ancora che concluderai la tua carriera in Argentina? «È sempre stato uno dei miei pallini, ma non so se capiterà mai, per cui non posso prometterlo. Le cose cambiano velocemente ed è complicato fare programmi a lungo termine. Dovessi prendere questa decisione, comunque, sarebbe Newell’s, nella mia Rosario. La mia squadra da sempre».
I tuoi concittadini ti pressano per un ritorno? «Quando mi connetto a Instagram e Facebook, i miei social preferiti, il tema è ricorrente. Ma preferisco non fare promesse. Non so proprio cosa succederà»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport“.