“La famiglia a Campione d’Italia, lui per il momento a Londra, il lavoro in Svizzera accanto a Petkovic che guida la nazionale, la sua residenza a Lucerna, le emozioni sparse tra mille avventure, una lunga carriera, cominciata a Licata, esplosa nel Palermo della ricostruzione con la promozione in C1 e la B sfiorata l’anno dopo e nel Foggia di Zeman, una Coppa Uefa conquistata con l’Inter di Zenga, Bergomi, Bergkamp e Sosa e nobilitata da uno dei suoi rari gol (media uno all’anno) contro il Borussia Dortmund decisivo per la qualificazione, campioni e fior di allenatori conosciuti, la convocazione di Sacchi e da tecnico la lunga esperienza nelle giovanili dell’Inter con vittoria nel Viareggio, poi la Lazio e la Svizzera, capolista del proprio girone e ad un passo dall’avventura mondiale. Antonio Manicone avrebbe dovuto incontrare Nicola Salerno, proprio il giorno in cui il diesse si precipitava a Palermo chiamato da Zamparini. «Dovevamo vederci a Watford dove lui ha lavorato e dove c’è Behrami. Sono in giro per un’occhiata ai giocatori svizzeri: Inghilterra, Germania poi il ritorno in Svizzera per il campionato. A marzo, giocheremo contro la Lettonia. Con Nicola, amici da sempre. Matera ha le nostre radici anche se sono nato a Milano perché mio padre Domenico, operaio, era emigrato in cerca di fortuna. Siamo pochi i personaggi famosi a Matera: Nicola, io, De Canio, Selvaggi (ride). Per fortuna sua e del Palermo, Zamparini l’ha chiamato». «Con mia moglie Tanina ci siamo conosciuti a Merano», scherza. Quattro i figli: Tommaso, 21 anni, terzo anno di giurisprudenza; Carlo, 18, matricola di economia a Firenze. «Poi, ho detto a Tanina: ora facciamo le femmine e sono nate Caterina, sedici anni, e Cecilia dieci». Suo figlio Carlo gioca nella Primavera dell’Empoli. «Centravanti, non regista come il papà. Meglio così. A suon di gol si fa più strada». Sfida salvezza con l’Empoli? «Non ne voglio parlare, per evitare strumentalizzazioni». Dal Licata al Palermo ed è cominciata la favola. «Il giorno più bello? Quando la Favorita riaprì per l’amichevole contro l’Atletico Mineiro, 40mila spettatori, la gente impazzita di felicità. Penso sia l’immagine della mia storia di calciatore. Un ricordo fantastico con l’Inter? Quando mi sono presentato al cancello di Monza per una amichevole con lo Stoccarda, direttamente da Udine dopo la mia cessione, e non mi volevano fare entrare perché non sapevano chi fossi! Scherzi a parte come dimenticare la Coppa Uefa e quel gol contro il Borussia?».
«Il Palermo si salva? La ricetta sembra semplice. Per esperienza so che devi giocare senza paura, evitando di credere che sia sempre una finale, altrimenti porti addosso cento chili in più. Corini sa come gestire squadra e ambiente per togliere pressione. È un bravo ragazzo, buon allenatore, un valore aggiunto. Tante volte l’ho incontrato da avversario, avevamo lo stesso ruolo. Io più corsa, più senso tattico e all’Inter sono stato prezioso proprio per aver dato le necessarie geometrie. Lui più gol, più tecnica, più, più… Giocatori da acquistare? Al Palermo manca… Corini. Bravo Zamparini a prendere Salerno, altra persona equilibrata che potrà aiutare il tecnico e portare serenità tra i tifosi. Del Palermo conosco Morganella, ma nel suo ruolo in nazionale siamo gia coperti. Nestorowski non si discute, Quaison mi piace molto». Interista da sempre, Antonio. E oggi i ricordi gli rovinano addosso. Niente previsioni, dunque, ma «partita complicata, come è giusto che sia in A dove ogni sfida sembra uno scontro diretto. Il Palermo ha l’esigenza di recuperare, l’Inter di volare. Pioli vuole continuare con prestazioni e risultati sempre migliori. Lo apprezzo per quello che ha fatto. Bisognava creare ambiente e c’è riuscito. Il valore dei giocatori non era in discussione, mancava la guida. Oggi incontrare l’Inter è come vedersela con Juve e Roma, le migliori»”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.