Corriere dello Sport: “Mancini rilancia: «Punto al Mondiale, servirà più tempo»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Roberto Mancini intervenuto ieri in conferenza stampa.
La Salat al-Zhur, la seconda preghiera islamica, quella del mezzodì, che arriva dal minareto di Haci Oglu, si è appena spenta a Konya quando in video, da Coverciano, è apparso Roberto Mancini, evitando la più incredibile delle cacofonie. Quello che da lui tutti si aspettavano (Federazione, squadra, staff, tifosi e media) piuttosto era un nuovo atto di fede (sia detto con rispetto) nel suo progetto di grande anima azzurra, arrivato all’empireo europeo e ora precipitato nel punto più imo, fuori dal girone iridato. E prendendo fiducia, col passare dei minuti, dopo un’iniziale misura, il ct ha spiegato che sì, lui, resta della partita, senza abbandonare l’obiettivo massimo: «Perché sono ancora giovane, perché avevo detto che avrei vinto Europeo e Mondiale. Ho centrato il primo, per l’altro servirà un po’ di tempo… ma con questi ragazzi possiamo fare qualcosa di importante». Visione autoriferita ma autentica.
Dunque, avanti insieme, nel solco di quanto già scritto nero su bianco nel maggio scorso, fino al 2026. Questo dice il momento, dopo l’ora più buia. Mancini, dopo oggi, non si fermerà a quota 48. Il primo a rallegrarsene è stato il presidente Gravina, da giorni accanto al suo uomo e al gruppo azzurro, impegnato in un confronto propositivo per risolvere in tempi leciti un’incognita che poteva far sballare tutto l’algoritmo della ripartenza. «Abbiamo parlato, siamo allineati su tutto. Fa piacere. Pensiamo a questa partita, poi ragioneremo ancora con calma» aveva detto all’esordio della conferenza stampa il commissario tecnico, per poi lasciarsi andare.
RAGIONI E PROSPETTIVE. Quello che è apparso evidente è che a Mancini gli aspetti “politici”, gli incarichi da plenipotenziario, i piani di medio periodo per cercare di raddrizzare il movimento calcistico italiano, in piena deriva centrifuga, non appassionano. «Nel calcio queste cose sono sempre accadute e accadranno: ci sono nazionali importanti che non vincono nulla da decenni, noi siamo più avanti. A volte si esagera nel cercare le motivazioni, a volte doveva solo andare così. Le riforme strutturali spettano a Gravina. A noi tecnici l’analisi approfondita di cosa è successo». E’ stato questo il punto più scivoloso del ragionamento manciniano, sintetico se non riduttivo. Dei perché e dei per come siamo arrivati alla Macedonia in realtà lui e il presidente Gravina avevano già iniziato a discutere nelle recenti sere fiorentine. Perché se è vero come è verissimo, che i tre anni europei manciniani sono stati straordinari («per calcio innovativo, piacevole e offensivo, per risultati, condivisione, e con un Europeo vinto con merito e giocando meravigliosamente» come ha giustamente ricordato lui ieri) e non una moneta lanciata in aria, allora c’è da capire quel che è accaduto negli ultimi 8 mesi di regressione e il motivo. Mancini ha dato la sua chiave: «Si può parlare delle partite da settembre a qui, ma avremmo potuto vincere il girone con quattro punti di vantaggio sulla Svizzera. A Basilea avremmo dovuto chiudere sul 3-0. Possiamo essere stati imprecisi ma avremmo meritato di vincere. È così, oramai è andata e purtroppo dobbiamo accettarlo».
PRESENTE E FUTURO. Piuttosto il ct ha voluto puntualizzare quel che è accaduto nei giorni scorsi a Coverciano, con il rientro anticipato di alcuni azzurri nelle loro sedi che ha fatto discutere, soprattutto nei casi di Jorginho, Insigne e Immobile: «Li ho obbligati io ad andare via perché se possiamo fare qualcosa per loro e per i club si fa. Non avrebbero giocato, alcuni non erano al meglio fisicamente. Il Chelsea ci ha mandato Jorginho tre giorni prima, nonostante una partita importante di FA Cup. Insigne aveva problemi fisici. Immobile sarebbe andato in tribuna». Vedremo, a giugno, chi di loro farà ancora parte della nuova Nazionale manciniana che inizia in modo così trasversale stasera in Turchia. Come sarà? «Il gioco dipende dai giocatori che avremo a disposizione, valuteremo se cambiare qualcosa più avanti sulla base di chi avremo a disposizione».