L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” riporta alcune parole di Roberto Mancini, il quale si è espresso sui giovani di talento in Italia.
Pensando alla maglia azzurra che sognava da bambino, e non aveva ancora esordito con il Bologna, gli viene in mente Paolo Rossi, guarda caso esordiente al Mondiale in Argentina nel 1978, quando la divisa dell’Italia era firmata dall’Adidas. Oggi il ct Mancini avrebbe bisogno di un nuovo Pablito per modellare il Risorgimento della Nazionale, ferita dalla mancata spedizione in Qatar, e il tema del centravanti è ricorrente. Non ne esistono dietro a Immobile, inserito tra i testimonial della campagna legata al marchio tedesco ed evocato (in modo implicito) a due mesi di distanza dall’esordio con l’Inghilterra nel girone di qualificazione al prossimo Europeo. «Inizieremo a marzo e sembra una classica. Non sarà semplice, troveremo subito una delle squadre più forti del mondo, come hanno dimostrato in Qatar. Dovremo cercare di partire bene per prepararci poi alle finali di Nations». Come e con quali giocatori l’Italia a Napoli tornerà a confrontarsi con gli inglesi, nella riedizione della finale di Wembley, è presto per immaginarlo. Non lo sa neppure il ct, preoccupato dall’ennesimo stiramento di Immobile. «Manca troppo tempo, la speranza è che tutti stiano bene e siano convocabili, non vorrei avere tanti infortunati. La partita, lo sappiamo, è difficile, come ogni volta in cui si trovano Italia e Inghilterra». Tanto per fare un altro nome, oltre a Ciro, Mancini vorrebbe giocarsela ritrovando Spinazzola, un altro campione d’Europa, al top sulla fascia sinistra.
GIOVANI. Il periodo degli esperimenti, durato sino alle amichevoli con Albania e Austria, è finito. L’Italia cercherà subito i risultati. E’ chiaro dal tono in cui Mancini risponde a proposito del sorteggio di mercoledì a Nyon per la Final Four di Nations con Spagna, Olanda e Croazia. «Sono tre nazionali molto forti, una vale l’altra. L’importante per noi è vincere il torneo. Dobbiamo lavorare per gli obiettivi di marzo e giugno, qualificarci e andare a fare un grande Europeo, questi sono gli obiettivi». Il lavoro di ricerca di nuovi talenti, attraverso gli stage e lo scouting di Coverciano, continuerà su un binario parallelo che non ha impedito al ct di sorprendere anche ieri, parlando dei fenomeni inglesi, tra cui spicca Bellingham, classe 2003, protagonista a Doha. Il vero problema è che i nostri migliori giovani non giocano. «C osa andrebbe fatto per favorirli è difficile dirlo, ci vuole tempo . Noi lavoriamo su quello che possiamo, ovvero anda ndo a cercare ovunque, anche i più giovani e sconosciuti , sperand o che v engano fuori. A mio avviso ce ne sono di talenti, ma per rendersi utili dovrebbero crescere, giocare in prima squadra, fare esperienza ». Mancio non se l’è presa con la mancanza di coraggio di alcuni allenatori. «Ognuno insegue la propria causa, devono fare risultato». La differenza di mentalità porta i tecnici stranieri a osare di più e, quando è stato evocato il nome di Bellingham, il ct ha sorpreso. « In Inghilterra l’hanno preso e fatto giocare, come in Olanda e in Germania. Anche in Italia ce ne sono quattro o cinque dello stesso livello. Bisognerebbe concedere fiducia e opportunità, aspettando un pochino, perché un ragazzo qualche errore lo fa. Ne abbiamo di Bellingham». Non ci sono invece numeri 9. «Sono momenti storici. Ci sono stati periodi in cui mancavano centrocampisti. Ora non abbiamo grandi prospetti in avanti». Le difficoltà di Scamacca erano preventivabili. «Penso stia facendo una buona esperienza, la Premier è difficile, servono sei mesi o un anno per capirla e migliorare . I n Italia o all’estero , i giovani devono giocare . Ne abbiamo, di qualità, ancora in Primavera».
VIALLI. Ieri mattina il ct e Gravina erano appena rientrati dal funerale in forma privata a Londra. «Abbiamo perso un grande uomo . Bisogna r ingraziare Gravina per averci dat o la possibilità di lavorare insieme . Purtroppo è così , non sembra sia vero, ma Vialli è uno di quei personaggi immortali , resterà con noi . L’eredità? Penso lasci molto nel cuore di ogni calciatore che ha avuto la possibilità di ascoltarlo. Imparavamo sempre qualcosa da Luca». Sul tema scottante, sollevato da Dino Baggio, ha chiesto cautela. «Non ho idea, bisogna andarci con i piedi di piombo con queste dichiarazioni. E’ successo a chi è stato giocator e , a persone normali, a chi non ha fatto nulla ».