Corriere dello Sport: “Mai più un c.t. alla Conte, Tavecchio: «Ne voglio uno più federale e meno costoso»”
“Venerdì scorso Conte gliel’ha messa così: «Presidente, ho bisogno di tornare a lavorare ogni giorno sul campo». Certo, il profumo dell’erba…anche se in questa storia forse varrebbe di più il vecchio adagio per cui quella del vicino è sempre più verde, soprattutto ricca e rigogliosa, figuriamoci poi se inglese, e annaffiata da Abramovich. Ma Carlo Tavecchio in questo momento non ha bisogno di suggestioni, né di polemiche (con un Europeo alle porte), ma piuttosto di 100 giorni di coabitazione gestita col nuovo allenatore del Chelsea (club mai nominato da Conte nel colloquio verità in via Allegri), eppoi di un nuovo ct, al quale affidare la Nazionale dopo Francia 2016. E ne ha bisogno in tempi relativamente brevi: «Dopo queste due amichevoli valuterermo e agiremo. E chi dice che non posso andare a cercare anche un allenatore sotto contratto?». QUALE PAPA. Tempo un mese, più o meno, in via Allegri saranno pronti all’annuncio. Ufficializzato ieri istituzionalmente l’addio di Conte il presidente ha poi spiegato come intende procedere per la successione: non cercherà un Antonio II ma un papa diverso, molto diverso. Meno costoso, meno “potente”, meno autonomo, più federale, più temperato, più associato alle strutture tecniche della Federazione. Capace insomma di lasciare in eredità fattivamente il proprio lavoro sul campo (archiviato e a disposizione del Settore Tecnico), al di là dei risultati. E a seconda dell’uomo che verrà scelto, si potrà anche separare il ruolo di coordinatore delle nazionali giovanili (come era stato con Prandelli più Sacchi). Non siamo ancora all’introduzione certa di un Direttore tecnico ma di sicuro la geografia di Coverciano è destinata a cambiare profondamente. TEMPI DIVERSI. L’estate 2014 non c’è più e con lei se ne sono andati evidentemente gli “obblighi” di quella agitata stagione post brasiliana: la necessità di trovare il più grande parafulmine sul mercato aveva “costretto” il neo presidente Tavecchio a uno sforzo di fantasia e di finanza creativa (la partecipazione dello sponsor alla copertura dell’ingaggio), pur di assicurarsi l’allora riottoso Conte, da poco ex juventino. Due anni dopo, con i pesanti tagli operati al bilancio federale da parte del Coni, ecco che lo scenario di venta funzionale all’idea originaria di Tavecchio: «La cantera di tecnici federali adesso torna utile. Io penso a un ct che possa portare uno staff ridotto, non più di tre collaboratori, che costi meno, anche se le nostre sono disponibilità importanti, che lasci traccia nel patrimonio federale, che coltivi un gruppo di tecnici della Federazione da cui poi attingere, come era un tempo. La mia sarà una scelta seria, commisurata ai tempi che chiedono budget mirati, e costi contenuti». Insomma una sorta di controrivoluzione che riecheggia i tempi gloriosi di Vicini, ultimo ct fatto in casa, prima della rivoluzione Sacchi (senza dimenticare poi il quadriennio Maldini-Zoff). Vedremo quanto sarà semplice attuare davvero questo modello federale. E CONTE? Intanto c’è il presente, anche se a tempo: si chiama Conte. Tavecchio e con lui il dg Uva non temono contraccolpi sull’Europeo: «Chiarezza e trasparenza avranno un effetto positivo. La professionalità di Conte è la migliore garanzia. Chi ci ha guadagnato di più, tra noi e lui in questi due anni? Antonio ha recuperato spirito di sacrificio e orgoglio nazionale». Peccato per l’erba”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.