Corriere dello Sport: “Lotito, ci risiamo”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Claudio Lotito ancora contestato dalla Lazio.

Ci risiamo. Come se l’orologio fosse tornato indietro di cinque anni, quasi sei. Lotito invitato a liberare la Lazio. «Te ne devi andare» il disco cantato dagli ultras, radunati davanti a Formello. Ossessione diventata slogan. Cori ostili, anche macabri, intonati lungo via di Santa Cornelia. Il vecchio repertorio dell’Olimpico è tornato d’attualità ieri alle due, poco dopo l’ora di pranzo, mentre i giocatori di Sarri dovevano raggiungere gli spogliatoi e stavano transitando con le macchine. Da Basic al neo acquisto Jovane Cabral, in tanti sono entrati attraverso l’ingresso secondario: chissà cosa avrà pensato l’attaccante capoverdiano, appena arrivato dallo Sporting Lisbona. La strada era stata chiusa al traffico quando è apparsa la sua sagoma dietro al finestrino con un ampio assembramento davanti al cancello: seicento-settecento tifosi (a occhio) infuriati con la società. Pomeriggio scaldato da un bel sole di inizio febbraio, illuminato da un paio di fumogeni e qualche torcia, niente di più, sotto lo sguardo discreto delle forze dell’ordine. Il blindato della Polizia era piazzato, in modo strategico, all’angolo con via Prato Roseto, a una distanza di circa duecento metri dal cuore della protesta, piena solo di cattivi sentimenti nei confronti dei dirigenti. Come promesso, non ci sono state tensioni. Contestazione vibrante, ma pacifica.

La Curva Nord ha sfogato il proprio dissenso verso la società a voce, con fermezza, lanciando degli avvisi. Due striscioni sistemati tra il cancello e il muro di cinta del centro sportivo. «Vergogna». E poi l’invito a spendere, la ribellione nata per la condotta al risparmio della sessione invernale, bloccata dall’indice di liquidità. Il progetto affidato a Sarri stenta a vedere la luce, è circondato dalle incognite. «Un altro mercato all’insegna della mediocrità. Lotito non sei degno di questa società». Offese anche a Tare, ma il presidente è stato colpito e bersagliato molto più del suo fidatissimo dipendente, responsabile dell’area tecnica dal 2008/09. L’analisi degli ultras è più profonda e analitica rispetto a tanti che si sono soffermati sulle presunte distanze, di metodo e di pensiero, tra tecnico e direttore sportivo. Lotito non entrava nel mirino degli ultras dal luglio 2016, quando le macerie fumanti della contestazione sollevata dal caso Bielsa avevano accompagnato, non senza tensioni e scritte minacciose, l’arrivo di Inzaghi nel ritiro di Auronzo. Di vera pax, tra l’attuale gestione e la Curva, non è mai stato possibile parlare. Negli ultimi cinque anni, però, Simone aveva fatto segnare percorso netto. Si era incastrato bene, conoscendo l’ambiente e la dirigenza, nel mondo Lazio, funzionando da pietra angolare. Decisivo in campo, nel rapporto con la squadra e ancora di più fuori, aspetto trascurato all’epoca del divorzio. Uno scudo protettivo, un mantello tolto all’improvviso, di cui avevano goduto Lotito e Tare, che pure lo avevano scelto e fatto crescere.