Corriere dello Sport: “Lo Faso: «Il Palermo è un sogno». Talento cristallino e qualità da vero leader, De Zerbi è pronto a lanciarlo in Serie A”

“Il Palermo li vuole campioni e diplomati. È per questo che Simone Lo Faso, giovane prodigio, uno dei migliori talenti ’98 e non solo in Italia, richiesto in estate da Chelsea e Tottenham, tornerà sui… banchi di scuola. Una costrizione, una dolce costrizione, come cedere senza rifletterci al voluttuoso bacio di una meravigliosa donna sconosciuta. In campo ci sta tutto: finte, doppi passi, calci e tiri. Nel suo caso la fantasia, simbolo di quel numero dieci che sfoggia in nazionale come oggi, appunto, nell’under 19 in Portogallo, un mese dopo lo spettacolo offerto contro la Turchia, con gol e assist. Nella vita, le regole del Palermo sono altre. La società pretende che i ragazzi finiscano almeno le medie e poi via ad un altro percorso per ottenere un diploma. Non ammesso il quattro in pagella. Tutti debbono studiare, stipendi e milioni a parte. E Simone è costretto a rispondere: “Obbedisco”. Un ragazzo, tra l’altro, che merita attenzione per le sue qualità calcistiche e umane, educato, carino, sempre al posto giusto con i compagni e i tecnici. A sentire Di Marzio, per il quale «Lo Faso e Sallai sono il futuro del Palermo», Baccin, e quanti, allenatori e osservatori, l’hanno visto, in prospettiva rappresenta l’investimento e l’idea di plus valenza più intriganti dell’era Zamparini che ha già avuto modo di lamentarsi con Ballardini che lo impiegava poco. Simone, il “ballerino” per le sue movenze alla CR7 e alla Neymar, i suoi preferiti, è più di una semplice promessa. Un giovane che De Zerbi sta valutando. Da allenatore, uno dei pochi , capace di muoversi in completa autonomia. NATO PER IL CALCIO Carmelo e Lidia sono i genitori. Che aprono il loro album di foto e di emozioni per raccontarci la favola di un figlio pallone e… pallone, nato col marchio del Palermo, come tutta la famiglia tiepidamente juventino, quando non c’è il rosa di mezzo. La storia di Simone s’inizia in viale dei Picciotti, a due passi dal corso dei Mille e da via Messina Marine. Nel palazzone proprio di fronte all’ex macello, dov’è nato, e nel campo giochi rionale, dov’è cresciuto. Mamma Lidia: «Simone da piccolo? Irrequieto, iperattivo, non stava mai fermo. Giorno e notte senza dormire, aveva il peperoncino vivo, saliva sui mobili, mai caduto per fortuna dal seggiolone. Solo una volta ha tirato violentemente rompendo una vetrata e si è ferito alla gamba».Era la sua casa. «Si svegliava e scendeva giù, non faceva neppure colazione e subito con gli amici una partita dopo l’altra. Non smetteva mai. Quando a fatica lo facevamo salire, continuava nel corridoio e nelle stanze. Le porte erano i pali, il salotto l’area di rigore, i soprammobili i portieri. E se per castigo gli sequestravamo il pallone, ne creava un altro con i giornali. Non siamo mai riusciti a fargli cambiare idea, per fortuna». Una passione che non nasce per caso. Papà Carmelo: «Mio figlio Daniele aveva doti importanti, era un esterno mancino ed è approdato, in Eccellenza, a Monreale con Salvatore Tedesco. Avesse avuto la testa di Simone non avrebbe rifiutato un provino con il Carpi e sarebbe arrivato in A! Simone non ha mai fatto sconti, nessuno di noi ha mai giocato con lui perché non fa partitelle in famiglia, per sua scelta e in quanto vietato dalla società. Neppure due tiri a mare, è ligio al dovere. Io ero portiere, in prima categoria nella borgata di Sant’Erasmo e mi sono ritirato per colpa di un incidente e perché davo una mano in famiglia. Peccato, ero imbattibile. Nei paesi, i tifosi avversari si mettevano alle mie spalle mostrandomi foto di riviste pornografiche per distrarmi. Ma non ci poteva niente. Lo racconto sempre a Simone per fargli capire che quello che conta è il cervello. E lui ne ha». Il primo pallone, regalo di papà. «Lo chiese lui. Solo a vedere una cosa rotonda cominciava a palleggiare. Era la sua vita. Lo portava perfino a letto. A sette anni siamo andati ad abitare a Cruillas e lui è finito dalle suore. Fino alle elementari tutto a posto. Le sue materie preferite erano italiano, geografia e l’ora di ricreazione. Non parliamo di matematica. L’attività agonistica, il passaggio al Siena, ne hanno rallentato il profitto a scuola». CINQUE GOL E L’INCREDIBILE RIMONTA Impegnato nella sua attività, papà Carmelo non ha tempo per il pulcino calciatore. In assenza del parco giochi, i genitori lo portano alla Vis Palermo in viale Michelangelo. Simone diventerà il primo e unico ragazzo lanciato da questa società tra i professionisti. «Lasciavo Simone, otto anni, davanti al cancello, “divertiti” lo congedavo inghiottito dal lavoro. Mai un minuto per stare con lui. Di questo mi sarei vergognato in seguito. Un giorno, mi ferma un ragazzo: “Signor Lo Faso? Sono Alessio, il mister di Simone. Posso farle una domanda? Ha mai visto suo figlio in campo?”. Il mondo mi cadeva addosso, aveva ragione. Una mortificazione, mi vergognavo da morire. Mi chiese la cortesia di avvicinare il giorno dopo in via Resuttana dove Simone avrebbe giocato. Gli promisi che l’avrei accompagnato personalmente. La partita era alle 16. Simone era con il completino ma alle 16.15 stavo ancora per strada. Faceva come un pazzo. Al parcheggio, salta dalla macchina e corre verso il mister che gli urla di entrare. La sua squadra perdeva per 4-0 ed erano passati venti minuti. Il tempo di sedermi e Simone prende palla dalla difesa, avanza e fa gol da lontano. Come contro l’Inter nelle final eight. È solo l’inizio di una incredibile rimonta. Palla al centro, dribbling al limite dell’area e altra prodezza. I genitori avversari implorano: “Fate uscire Simone, è stanco…”. In mezzo alle risate arriva il 3 a 4. Sempre Simone. M’è venuta la pelle d’oca. Ai miei figli non avevo mai fatto mancare niente. Almeno così credevo. Mi rendevo conto invece in questo caso di avere sbagliato. Intanto, Simone fa il quattro a quattro. Resta un minuto. Altra azione irresistibile, finta al portiere e palla della vittoria. Mi sono messo a piangere. Quella volta, giurai di non perdermi più un allenamento o una partita». SHOWMAN Calcio e spettacolo. Le sue emozioni. Nato leader, Simone ha la capacità di dirigere le operazioni calcistiche e di incentrare su di sé le attenzioni della gente. Intrattenitore per vocazione, non certo per scelta. Nelle feste a casa e fuori, per Natale o Capodanno, tra amici e familiari, karaoke immancabile, si esibiva da cantante e imitatore. Meglio si metteva al microfono per soddisfazione personale ma finiva per attirare e coinvolgere gli altri. Gli piaceva Eros Ramazzotti, era intonato, una voce da sbalordire. E faceva le imitazioni. Col tempo si è affinato. E nella sua scaletta figurano personaggi del calcio: Baccin, Caressa, Pizzul, Zamparini… Nessuno sfugge. E fa anche scherzi divertentissimi al telefono quando si finge De Zerbi o Bosi. «Imita anche me – spiega papà -. Io dico sempre “c…zo” e lui è talmente uguale che tutti scoppiano a ridere». L’ultima… prestazione, pochi giorni fa, compleanno di Rispoli, nella cena voluta da De Zerbi per tenere unita la squadra. Simone, protagonista della serata, gli ha dato una grande mano. E ora aspetta la sua occasione. Per passare dalle attese alle certezze. Per bruciare i tempi. Dopo l’esordio in Coppa Italia e una qualificazione arrivata grazie anche al suo passaggio all’ultimo secondo. Simone: «Sono cresciuto nei pulcini rosanero, voglio farcela col Palermo. Da Siena sono tornato perché ho trovato una società rivoluzionata in meglio e un nuovo clima con Baccin e i suoi collaboratori. Zamparini ha dichiarato che crede in me? Parole che mi rendono orgoglioso, significa che la società ci conta e questo mi fa sentire importante. Responsabilità, certo. Ben vengano. Gli elogi pesano, è bello così, il calcio è questo, giusto che ci sia pressione. Del resto, le cose che contano sono il responso del campo e il giudizio del tecnico. Altrimenti ti ritrovi con le valigie in mano. Molti ritengono che assomigli a Vazquez, è straordinario pensare di essere semplicemente accostato ad un campione. Oggi non ho altri obiettivi che dimostrarmi all’altezza. Stare in questo gruppo è un piacere. Un passo alla volta. I viaggi sono per i sognatori. Alla mia età, voglio continuare a sognare»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” in merito a Simone Lo Faso.