L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Spalletti verso la panchina dell’Italia.
Ferragosto senza ct. Serviranno almeno altri sei o sette giorni per decidere e battezzare il nuovo selezionatore tecnico dell’Italia. Un “accordo molto complesso”, come è stato definito in via Allegri, separa Spalletti dalla panchina azzurra. Piantato in asso da Mancini, furioso per modalità e tempi del divorzio, dopo aver condiviso un piano di rilancio che prevedeva la supervisione di Under 21 e Under 20, non solo la guida della Nazionale, Gravina si prenderà il tempo necessario per scegliere. Ha aperto le consultazioni cominciando a parlare con l’allenatore di Certaldo, contattato per primo, perché è il suo momento, un’opzione naturale e scontata, dettata dagli eventi: non ha mai allenato la Nazionale, un’avventura in cui si tufferebbe con enorme entusiasmo, si è dimesso dal Napoli dopo aver vinto lo scudetto, sembra l’uomo giusto al momento giusto, come ha compreso anche Antonio Conte, ex ct dell’Italia nel biennio tra il 2014 e il 2016, a cui pensava Gravina ai tempi in cui duellava con Sibilia per l’elezione federale (Mancini si legò alla Figc durante la fase di commissariamento).
CONTATTO. L’ex tecnico di Juve, Inter e Tottenham ha dato la disponibilità, ma non ancora approfondito i discorsi con via Allegri. Ha capito di essere stato messo in preallarme dentro la fase emergenziale in cui le dimissioni di Mancini hanno fatto sprofondare l’Italia del calcio ed è stata avviata in parallelo una trattativa con Spalletti. Non esistono un numero uno e un numero due. Ci sono gli unici due allenatori, liberi e di grande livello, a cui oggi può pensare Gravina per uscire dal guado, non bucare l’appuntamento di settembre con Macedonia e Ucraina (la qualificazione all’Europeo 2024 non è affatto scontata), reagendo in maniera efficace e rapida alla crisi innescata dall’ex ct. Un terremoto clamoroso per portata, effetti e conseguenze.
TRATTATIVA. C’è un fatto preciso che frena e ha impedito di formalizzare l’ingaggio di Spalletti in poche ore: non è più sotto contratto, ma deve versare una penale di 2,8 milioni al Napoli per tornare ad allenare. De Laurentiis non rinuncia alla clausola definita di “non concorrenza”, stipulata tra fine maggio e inizio giugno, quando venne concordato, in punta di diritto, il divorzio. Temeva potesse andare alla Juve con Giuntoli. E’ da escludere un intervento della Figc. Motivi di opportunità, di buon gusto e di rapporti con le società di Serie A: una federazione non paga un club per “liberare” il tecnico. Spalletti è libero ovviamente di pagare la penale, se il sogno di allenare la Nazionale si concilierà con uno stipendio molto meno corposo da qui al 30 giugno 2024, come ha sottolineato l’avvocato Grassani, uno dei legali a cui si appoggia il Napoli: «Se a pagare la clausola sarà l’allenatore, dove prende i soldi sono affari suoi. Dovrà essere bravo a negoziare con la Federazione un compenso che sia in parte o in toto ristoratore della medesima somma».
Spalletti potrebbe in teoria non pagare, ma non c’è (da parte di nessuno) la volontà e l’intenzione minima di andare allo scontro con De Laurentiis, creando un precedente scivoloso. L’interpretazione della clausola di non concorrenza, pur trattandosi dell’Italia, è dubbia. L’interrogativo resta aperto, bisogna leggere le carte, nell’accordo tra De Laurentiis e Spalletti non sarebbe specificata la distinzione tra club e nazionale. Materia di approfondimento per i legali di via Allegri e del tecnico di Certaldo. Così Gravina ha preso tempo e lo ha concesso all’ex tecnico del Napoli, riflettendo su qualsiasi ulteriore opportunità, valida solo se il progetto iniziale dovesse naufragare. Il Conte bis era e resta un’opzione altrettanto affascinante. L’idea di un tecnico federale non combacia con l’attualità e l’alto profilo di cui la Federazione tiene conto, stesso motivo per cui le candidature dei campioni del mondo 2006 (da Gattuso e Cannavaro a Grosso e De Rossi) non hanno per ora preso quota.