L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Iran e sull’abolizione della polizia morale.
Alcuni analisti lo considerano già come un primo accenno di resa al movimento di protesta popolare. In Iran qualcosa si muove: è stata annunciata l’abolizione della polizia morale, forza che in tutto il Paese sin dal 2006 controllava l’abbigliamento dei cittadini e arrestava le donne che portavano in modo non corretto il velo islamico. Inoltre stando al procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri, entro due settimane «il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale annunceranno la loro decisione sulla questione dell’hijab obbligatorio e su una possibile revisione».
A livello internazionale c’è apprensione per eventuali reprimende anche nei confronti dei calciatori della nazionale, dopo che Azmoun e compagni non hanno cantato l’inno in occasione del debutto contro l’Inghilterra in Qatar. L’accoglienza al loro rientro a Teheran è stata tiepida e i giocatori del ct Queiroz hanno scelto di isolarsi e tornare dalle rispettive famiglie. Sul fronte degli sportivi negli ultimi giorni Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo, è stata trasferita nel carcere di Evin – l’inferno dei dissidenti – ed è stata condannata a morte.
La casa di Elnaz Rekabi invece è stata rasa al suolo. La campionessa di arrampicata sportiva a Seul aveva gareggiato senza l’hijab, con il capo scoperto ed era finita nel mirino del regime degli ayatollah. Sarebbero oltre 300 le persone morte in Iran dall’inizio delle proteste iniziate due mesi e mezzo fa, dopo la morte di Masha Amini. La stima resa nota da Amirali Hajizadeh, comandante della Forza Aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie, viene considerata al ribasso dalle organizzazioni internazionali schierate a difesa dei diritti umani.