Corriere dello Sport: “Leader Rajkovic, rivincita in A: «Tedino è caduto su pochi risultati. Stellone uno di noi»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha realizzato una lunga intervista a Slobodan Rajkovic. Ecco tutte le parole del difensore rosanero:
“Slobodan Rajkovic ha un traguardo in più. Per gli altri, la A è prestigio, denaro, carriera. «Per me anche, se non soprattutto – confessa – rivincita». Per quel che poteva essere e non è stato. «Il futuro? Prima la A, subito e il ritorno al calcio mondiale. Poi un pugno al passato e alla vita che mi ha dato illusioni e bruciato sogni. Ho altri due anni di contratto. Me li voglio godere. Troppe volte sono stato tradito. Quando ero piccolo e mi acquistò il Chelsea pensavo di salire più in alto. A sentire le voci, tutti mi cercavano: Arsenal, Milan, Juve, Real Madrid … non immaginavo un’esistenza senza pallone. Infortuni e disavventure, mi hanno fatto dubitare, oggi preferisco pensare che il giorno più bello debba arrivare». WONDERKID. Ai tempi, era il bambino prodigio o delle meraviglie, pagato dal Chelsea qualcosa come 5,2 milioni di euro! E non solo. «Ho passato dieci giorni con Wenger, il suo era lo sguardo di un mago. Poi si fece avanti il Chelsea, aveva più quattrini, tutti dicevano che avrei sostituito un mito come Terry. Invece, niente permesso di lavoro, squalifi che, fratture, una storia dannata. Un errore però l’ho fatto. Il Chelsea mi propose altri 5 anni di contratto che rifi utai. Avrei fatto gavetta in giro per l’Europa. Al posto giusto nel momento sbagliato, risposi che volevo fi rmare per una squadra nella quale giocare e crescere. Errore, ma te ne accorgi dopo… In Olanda avevo vinto 2 scudetti, ad Amburgo invece cominciai malissimo. Avevo un caratterino, è vero, mettevo naso su tutto, da primo della classe o forse studiavo da leader. In allenamento, 5 contro 5, urlai a Son: perché non passi la palla? Perché non hai fatto gol? Una parola tira l’altra, scoppiò la rissa. Il mio biglietto da visita! Tornerei indietro per non rifare le stesse cose. Ma dagli errori ho imparato». BOBO. A Belgrado soprannome Boban, a Palermo solo Bobo. Marito diffi cile e maniaco dell’ordine, padre severo e tenero, il suo unico hobby è il calcio. «Papà mi portava a vedere la mitica Stella Rossa. Sono cresciuto con l’immagine di Mihajlovic, Stojkovic, Savicevic, Prosinecki, Binic, Pancev … A Belgrado, a 16 anni, che fortuna!, giocai nell’U21 con Kolarov, Ivanovic, Basha. Ho tifato per la Lazio quando ha preso Mihajlovic e Stankovic e per l’Inter con loro due in nerazzurro. A casa, partite in tv da mattina a sera. Mi piace la Premier, seguo il Real per Ramos, ammiro il Barca per Piqué, guardo ogni difensore centrale e lo studio, soprattutto Piqué, ma il mio idolo è Rio Ferdinand e, ruoli a parte, Zidane». SETTE ALLENATORI. Il primo Ballardini, l’ultimo Stellone. «Ballardini, esperienza e sicurezza; De Zerbi grande idea di calcio giovane e spregiudicato; Corini trasmette serenità e sa stare coi calciatori. Lopez e Bortoluzzi li ho conosciuti poco. Tedino ha svolto un buon lavoro, mi stimava, lo stimavo. Ha avuto infortuni e meriti, è caduto su alcuni risultati. Il calcio è fatto di episodi, lo so. Stellone è bravo come uomo e allenatore. E concreto, come Ballardini. La sua età e il suo entusiasmo ci aiutano. Sembra un calciatore e riesce a trasmetterci idee condivise». Con Nestorovski, Bellusci e Struna out, tocca a Bobo guidare la squadra all’impresa. Lui, Pomini, Jajalo, Rispoli, leader in mezzo a tanti giovani. «Voglio dare tutto, i giorni diffi cili alle spalle, con tanti ragazzi attorno, come La Gumina, Rolando, Dawidowicz, mi sento un ragazzino». E Coronado? «Magie da fuoriclasse. Il suo apporto tattico è notevole malgrado sia un fantasista. Ecco perché i tecnici italiani sono i migliori. Igor potrebbe risultare decisivo. A lui bastano un paio di colpi per risolvere le ultime sfide e portarci in A. Se il Frosinone…»”.