“Trovano sempre il modo d’esserci, trovano sempre le parole per dirlo. Lo striscione d’incoraggiamento «tu non sarai mai sola», il coro d’accompagnamento «cammineremo sempre al tuo fianco», l’urlo derby rimbombante «solo la Lazio, solo la Lazio». Il saluto è stato cantato. L’imbarco, immediato, è stato scortato da 400 laziali. L’appuntamento del 4 dicembre è già stato ricordato. I tifosi fanno volare la Lazio con la loro spinta, con la loro forza. L’hanno attesa a Fiumicino, l’hanno caricata, le hanno porto le mani, le hanno fatto coraggio, l’hanno accompagnata sino alle porte del Terminal 1 dedicandole il sabato pomeriggio, trasmettendole grinta per Palermo e per il derby. Il termometro è già rovente. Questa forza era stata trasmessa prima della trasferta di Napoli, alla stazione Termini. E’ una forza che accorcia le distanze, che si trasmette a contatto, che dura e perdura, che funziona. Dalla ferrovia, stavolta, s’è passati alla pista di volo, di decollo. L’ALLARME. Si può tifare anche senza volare, anche senza viaggiare. In 400 si sono ritrovati a Fiumicino, destinazione più lontana e meno agevole da raggiungere rispetto a Termini. Ma ci sono stati. I laziali, con devozione, si sono ritrovati di fronte allo scalo romano alle 15 di ieri. Non si sono fatti fermare dall’orario e dalla distanza, non si sono fatti impressionare dall’allarme che ha fatto scattare i controlli anti-terrorismo. S’è attivato per colpa di due borsoni sospetti, dimenticati su un marciapiede e rimossi con tempestività. Di questi tempi è sempre meglio intervenire. Non c’è stata apprensione, solo attenzione. La polizia in un primo momento ha transennato la zona, ha chiesto l’intervento degli artificieri e ha fatto allontanare la folla. A controlli finiti, ad allarme cessato, ha concesso ai tifosi di riposizionarsi all’entrata del Terminal 1. I cori non si sono mai fermati. E all’arrivo della Lazio, intorno alle 16.20, s’è sentito un boato. Era il boato della gente, erano gli applausi e i cori a provocarlo. Le bandiere sono state agitate. Gli occhi dei laziali sono cambiati alla vista della squadra. Chi s’è trovato più vicino al pullman s’è allungato per abbracciare Inzaghi, Immobile e Felipe. Ciro è sbucato ed è stato subito stritolato, baciato, toccato. Qualcuno si è presentato, qualcun altro gli ha confessato qualcosa in un orecchio, è facilmente intuibile cosa gli è stato chiesto: un gol nel derby e prima ancora un gol a Palermo. Ciro ha ricambiato l’abbraccio, ha ricambiato le pacche sulle spalle, ha sorriso, ha annuito. Chi s’è trovato nelle retrovie ha allungato il collo pur di vedere, pur di ammirare i suoi idoli, pur di non perdersi il momento dello sbarco, pur di trasmettere forza anche solo con lo sguardo. LA DELEGAZIONE Selfie per tutti, flash ad intermittenza nel Terminal 1, amore e calore, curiosità tra i viaggiatori e i passeggeri. Non sarebbe bastato un aereo intero per contenere i 400 laziali di ieri, costretti a terra dal divieto di trasferta imposto per motivi di ordine pubblico (hanno pesato gli scontri dell’11 aprile scorso). In questo calcio sottosopra, oggi come oggi, il tifo è più da strada che da stadio. La libertà d’ingresso negli impianti, per i tifosi, è condizionata dalle barriere. E non c’è sempre libertà di viaggiare in trasferta. I laziali, quando hanno potuto, hanno sempre accompagnato la squadra fuori Roma. Quest’anno è sempre successo tranne che a Napoli e non accadrà a Palermo. I divieti hanno spinto la gente ad arrangiarsi, non ad allontanarsi dalla squadra. Hanno viaggiato con la fantasia. Le partenze di solito sono tristi, quella di ieri no, ha generato altre sensazioni, aveva altri significati. Non c’è stato bisogno di pianti. E’ stato un saluto d’amore, un arrivederci a presto, alla prossima volta. E’ stato un saluto pieno di orgoglio, senza lacrime, senza strazio. Vola Lazio, vola. Da Palermo al derby, che è dietro l’angolo”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.