L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Arabia che si compra il calcio e anche le biglieterie.
L’allenatore della Roma. L’allenatore della Lazio. Il capitano della Lazio. I due giocatori più rappresentativi, e forti, della Roma. Il faro del centrocampo della Juventus. Il talento a stelle e strisce del Milan. E poi, ancora: sponsor, dirigenti, secondo qualcuno persino responsabili delle biglietterie delle principali società italiane e anche chi si occupa della sicurezza negli stadi. L’Arabia Saudita è pronta a impadronirsi del calcio italiano. E non, come magari si poteva pensare fino a un paio di anni fa, con i fondi di investimento e i soldi che tanto avrebbero fatto – farebbero – comodo al nostro campionato. Ma andando a prendere i talenti migliori, in campo e fuori.
STRADA SEGNATA. Se Cristiano Ronaldo ha aperto la strada, se Guido Fienga, il manager che ha traghettato la Roma da Pallotta ai Friedkin, è diventato Ceo proprio del club di Cr7, se Neymar, prima di farsi male, ha scelto di trasferirsi lì lasciando le luci parigine, se Jordan Henderson ha persino accettato di prendersi valanghe di critiche per essere andato in un Paese dove i diritti non sono la priorità, evidentemente un motivo c’è. E questi calciatori, tanto per fare un esempio, hanno lasciato stipendi e campionati più competitivi dell’attuale Serie A. Cosa ne sarà di quello che una volta era il campionato più bello del mondo se l’Arabia, che tra l’altro ospiterà i Mondiali del 2034, farà razzia di tutti i più forti talenti? Rabiot, che con la Juve ha rinnovato per una sola stagione, è stato messo nel mirino e si parla di uno stipendio superiore ai 25 milioni annui. Ancora di più i soldi che andrebbero a Pulisic, per un trasferimento che aprirebbe scenari non solo sportivi. Immobile piace, e non da oggi, e potrebbe chiudere lì la carriera. Lui a giocare, la sua numerosa famiglia (moglie e quattro figli) a godersi un Paese che vuole crescere e, al netto dei diritti di cui prima, aprirsi al mondo.
sette STELLE. Le società e le strutture sono di altissimo livello: quando un calciatore arriva ci sono donne e uomini del club che pensano a tutto. Anzi, che hanno già pensato a tutto, dalle tate ai medici, dalle migliori scuole a, persino, i più prestigiosi saloni di bellezza aperti 24 ore al giorno. La Serie A cosa può opporre a tutto questo lusso a cinque, sei, sette stelle? Un campionato competitivo? Difficilmente strutture all’avanguardia e, se si va avanti così, neppure partite di alto livello. Non che in Arabia, oggi, si faccia calcio champagne, ma tutti i giocatori che stanno decidendo, e decideranno, di andare, alzano il livello. L’ex c.t. Mancini non si è fatto problemi a lasciare la Nazionale per un contratto faraonico, il capitano della Roma, Lorenzo Pellegrini, ha detto no, così come Lukaku e Dybala: ma quanto potranno resistere?
MOU E MAU. Ha detto no anche José Mourinho che però a giugno sarà libero dal contratto con la Roma e ha ottimi rapporti con il mondo saudita: è già nel board della Mahd Sports Academy. Vederlo lì è più di un’ipotesi. E chissà che non possa riproporsi il derby, in programma tra nove giorni, con Maurizio Sarri, un altro che è cercato dagli arabi. Non è così semplice che vada, al contrario di Mou, ma è una possibilità. Non è un caso, infatti, che la Lega voglia aumentare il numero di stranieri per formazione (da 8 a 10) così come sono aumentate le squadre, da 16 a 18. Tra l’altro, i calciatori, che ormai sono vere e proprie aziende, guardano non solo il campo, ma tutto il prodotto calcio. I 10 giocatori più importanti della Saudi Pro League, ad esempio, sono seguiti sui social network da 1,5 miliardi di persone (le influenzano e ne orientano talvolta le opinioni) e nei loro contratti sono previsti persino bonus che permettono loro di incrementare la busta paga per ogni post su Instagram, Facebook, X e TikTok nei quali viene promossa l’immagine del Paese; con un semplice clic, ad esempio, a Neymar può arrivare un bonifico da 500mila euro, a Ronaldo quasi il doppio. C’è anche l’aspetto collaterale: qualche giorno fa la compagna di Cristiano, Georgina, è scesa a bordocampo con delle scarpe griffate di un brand italiano. E quel brand ha subito condiviso l’immagine, aprendosi, ancora, a un mercato ricchissimo. E poi, ancora: l’Arabia guarda al turismo, sta stringendo accordi commerciali e culturali con i Paesi dell’Unione Europea, organizza concerti, mostre e proiezioni di film internazionali (tutto proibito fino a pochi anni fa) e questo, per i giocatori e i loro entourage, è un tema sensibile. Ecco perché la Serie A, quanto prima, deve trovare una soluzione. Domani potrebbe essere già tardi.