Corriere dello Sport: “L’altro Schillaci, in strada per forza”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” racconta la storie “dell’altro” Schillaci, Maurizio, 58 anni, cugino di Totò. Storia di un calciatore finito in rovina, in povertà. Ecco l’estratto del racconto: “Abito in pieno centro di Palermo, a due passi da quella che solo 40 giorni fa era una strada che brulicava di movida e che ora esprime con un silenzio assoluto tutte le nostre incertezze. Ma quella figura è la, immancabile, e da lontano mi saluta: “Ciao gioia”, perche chiama cosi le persone che conosce. Lui si chiama Antonio Maurizio Schillaci, ha 58 anni, è stato un calciatore di successo, oggi è un clochard. E’ in giro non perche stia disubbidendo alle ordinanze o se ne sbatta del coronavirus ma perche la sua casa è una Panda posteggiata nella strada adiacente. Aperta, inutilizzabile, con le ruote bucate e lunotto colmo di multe che nessuno pagherà. Attorno cartoni e coperte che fanno da cuccia a Johnny, ma non sufficienti come paravento per garantirgli un’intimità. Maurizio ci dorme dentro da oltre 6 mesi, da quando ha lasciato anche domicilio di fortuna che gli era stato trovato. Ed oggi che “restare a casa è diventato un mantra per salvarsi la vita, lui si adegua e passa la notte sui sedili, “uscendo” solo per far passeggiare il cane proprio come un borghese altolocato. Nella città vuota ha perso colpi anche la sua attivita, ovvero fare ii mendicante nel centro storico di Palermo. Davanti al Chiosco dell’architetto Basile, opera considerata una delle perle liberty della citta e fino all’epidemia frequentato da migliaia di turisti e passeggiatori. La lo conoscono tutti, gli vogliamo bene un po’ tutti. Perche spazza da solo la strada per far accucciare meglio il suo cane, perché non è mai aggressivo, perché ama ancora parlare di calcio, perche non si nasconde dietro a un veto. «Sono cosi perché ho sbagliato io, e oggi non chiedo l’aiuto di nessuno» confida. Pero l’amarezza fa capolino nell’orgoglio. Ha due figlie “ma non voglio che si preoccupino per me”, e glissa anche sul controverso rapporto con Totò, cugino fortunato (di due anni piu giovane), divenuto capocannoniere dei Mondiali nel ’90. Totò ha provato anche a trovargli un’occupazione, custode dei campi di calcio che portano suo nome. Ma è durata poco, poi la ruota di Maurizio ha di nuovo ripreso a girare senza un senso. Se la prende col Comune che non gli trova una sistemazione, ma quando gli hanno proposto uno dei rifugi per i senzatetto che esistono in citta, ha detto no perche non avrebbe potuto portare il cane. Due volte la settimana, si appoggia ad una comunita ecclesiale per cambiare vestiti ed essere accudito plu approfonditamente. Ma ora che Palermo é silenziosa, la sua solitudine si avverte ancora di più. La sua storia e stata raccontata ormai tante volte, set anni fa due ragazzi del centro di cinematografia di Palermo ci hanno pure realizzato un film, titolo “Fuorigioco”. L’esordio giovanissimo con la maglia rosanero, la fiducia che nutriva in lui Zeman che lo porta prima a Licata e poi a Messina, il passaggio, allora milionario (in lire) alla Lazio di Calleri, i soldi e la bella vita di Roma, uniti però ad un infortunio mal curato da cui non si riprenderà piu, l’ingresso nel tunnel della droga, fino a quella più pesante, che lo segnerà definitivamente. La frase che lo insegue da quando era giovane: “Dei due cugini Schillaci, era lui quetlo più bravo. Fisico asciutto, velocissimo, irresistibile sulla fascia”. Ma la vita ha deciso diversamente e lui non vuole piu stare a guardarsi dietro. I tifosi del Licata lo ricordano ancora tanto che quando sono venuti in ottobre per seguire ic derby col Palermo in serie D, lo hanno riconosciuto in centro e lo hanno festeggiato. “Sarei venuto volentieri allo stadlo – spiega Maurizio – ma non avevo a chi lasciare Johnny…”.