L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle parole di Ceferin.
Tutti felici per il nuovo Fair Play Finanziario: la Uefa, che lo ha approvato e presentato al termine del Comitato Esecutivo di ieri, l’Eca, che lo ha definito «una pietra miliare nel panorama calcistico europeo, un passo vitale per affrontare le sfide finanziare più urgenti», l’European Leagues, che ha parlato di «attivazione decisiva», e pure alcuni club come per esempio il Milan («Stiamo predisponendo le misure per rispettare le regole»). Nelle intenzioni di Nyon il “Regolamento per Licenze per Club e Sostenibilità Finanziaria” (ecco come è stato… battezzato) aiuterà un mondo del pallone in crisi, ma, complici gli effetti della pandemia e i debiti che c’erano anche prima, la strada è in salita. «Soprattutto per le società italiane – ha ammesso Andrea Traverso, alto dirigente dell’Uefa che da anni lavora sul FPF e sulla sostenibilità finanziaria – che, rispetto a quelle di altri Paesi, dovranno lavorare di più e da subito per rientrare nelle nuove regole».
RIVOLUZIONE. Il Fair Play Finanziario voluto da Platini nel 2010 non c’è più o, se preferite, è stato riformato. «Quel regolamento ha aiutato a risollevare le finanze del calcio europeo dal baratro – ha detto il presidente Ceferin -, ma c’era bisogno di una riforma completa e di nuove norme sulla sostenibilità finanziaria che ci aiuteranno a proteggere e preparare il calcio a qualsiasi potenziale shock futuro».
DEBITI E RICAVI. La sostenibilità finanziaria andrà raggiunta attraverso tre pilastri ovvero solvibilità, stabilità e controllo dei costi. La solvibilità sarà garantita con una nuova regola sulle posizioni debitorie scadute che tutelerà di più i creditori visto che i controlli saranno trimestrali e ci sarà meno tolleranza verso i morosi. Tradotto: tutti i debiti verso squadre, dipendenti, erario e Uefa dovranno essere saldati massimo entro 15 giorni dalla scadenza. I ricavi (“football earnings”) saranno fondamentali e a questi saranno legate le spese, ma niente salary cup. Il pareggio di bilancio ovvero la famosa “break-even rule”, con i 30 milioni di passivo accumulabili in tre anni, è stata aggiornata e la cifra raddoppiata (60 milioni, che dovranno essere “coperti” con capitale, più altri 10 per i club in “buone condizioni di salute”). Questa norma, però, è stata affiancata (o forse è più corretto dire… superata) da un’altra che regolarizza i costi di gestione della squadra: la spesa per gli stipendi, la campagna trasferimenti e le commissioni degli agenti sarà nel 2023-24 massimo il 90% delle entrate, nel 2024-25 l’80% e nel 2025-26 il 70%. La prossima stagione, dunque, servirà per iniziare ad adeguarsi (intanto bisognerà sistemare i debiti e non averne di scaduti). Si arriverà a pieno regime tra tre anni. Cosa bisogna fare? Tagliare ingaggi e commissioni, evitare le spese folli per i cartellini e alzare i ricavi, ma non con sponsorizzazioni fuori mercato. Per esempio dell’azienda di proprietà dell’azionista di maggioranza del club. Il principio dal “fair value” in materia di sponsor resta. Come le pene che, quando inizieranno i controlli (nel 2024-25), potranno arrivare fino all’esclusione dalle coppe europee. «Si tratta dell’ultima ratio – ha precisato Traverso – perché si può andare dalle sanzioni economiche, al divieto di utilizzare un singolo giocatore nelle coppe o alle limitazioni nelle liste, passando per penalizzazioni di punti. Della possibile retrocessione da una competizione all’altra stiamo ancora discutendo». I calcoli non saranno fatti sui bilanci del triennio (2023-24, 2024-25 e 2025-26), ma si considererà la somma dei singoli anni solari (2023, 2024 e 2025).