Corriere dello Sport: “La vera storia del baby Sallai. Zamparini ha assicurato che diventerà un giocatore da 40 milioni, talento puro: «Contro il Napoli non partiamo sconfitti» “
“Non è il primo ungherese nella storia rosanero e neppure il più giovane straniero ad avere esordito in A con la maglia del Palermo. Zero “tituli” e diciannove anni. Ma è una grande promessa, il più gettonato dei saranno famosi del nuovo ciclo. La scommessa di Zamparini che ha scioccato gli stessi ungheresi quando si è messo a parlare, di diamanti grezzi, era incluso anche Balogh, e di quotazioni future da quaranta milioni di euro. Ecco la vera storia di un bambino che sognava l’esordio a Milano con la maglia del Milan e di Kakà ricostruita grazie anche al prezioso contributo del giornalista Peter Csillag e di Nemzeti Sport. La favola, realizzata, di un personalissimo derby vissuto contro l’Inter. Quella di Roland Sallai, oggi, nelle mani di un’altra scommessa, Roberto De Zerbi, due fantasisti, uniti dalle stesse ambizioni, due numeri dieci che insieme fanno il venti attuale dell’ungherese e quello di De Zerbi nel Napoli, dove la maglia dieci appartiene ormai solo a Maradona. Un doppio concentrato di inventiva per raccogliere l’eredità di Vazquez e lanciare la prossima plus valenza o, addirittura, porsi come la stella di una nuova frontiera nel caso in cui il patron decidesse, come ha detto, di lasciare. Intanto il presente. Con il Napoli alle porte e Sallai a caccia di una maglia, il primo giorno di esami. De Zerbi non l’ha mandata a dire: «Ho idee chiare in testa da quando ho firmato a Milano e non penso di modificarle, se saremo in tanti qualcuno starà fuori. All’inizio tutti presente poi dovrò fare delle scelte definitive». Roli, vezzeggiativo di Roland, a cui non bastano più i gol da metà campo immortalati da you tube e le belle frasi, l’ha capito. «Voglio diventare protagonista, non ho paura». Sallai insomma non si tira indietro neppure quando di decide di andare sulla scia di Vazquez , “il mio modello”, con quel due e zero alle spalle che non è una civetteria, ma un riconoscimento di resposabilità e di impegno: fuori un campione eccone un altro. Geniale lui, geniale De Zerbi, e perfino Possanzini che andrà in panchina, un clamoroso e incredibile debutto, con il ricordo delle sue straordinarie finte. PREDESTINATO. Proverbio ungherese: la mela non cade lontano dall’albero. Roland è il frutto di una una famiglia nata nel calcio. Suo padre, Tibor giocó con Honvéd, Siófok e Vác, e con il Vác vinse il campionato nel 1994. Dopo è diventato istruttore dei giovani ed era anche l’allenatore di Roland al Siófok quando la squadra vinse il campionato con una differenza di gol 246– 12 (106 il bottino di Roland) impressionante. Padre e figlio hanno lavorato insieme anche a Felcsút, alla Puskás Akadémia. Tibor ha accompagnato Roland a Palermo, gli ha dato la sua auto, lo aiuta, è l’allenatore a… casa, il consigliere. Ma non finisce qui. Tibor ha due fratelli, entrambi calciatori. László non ha raggiunto alti livelli, si divertiva in un piccolo club (Dorog), Sándor invece era un centrocampista affermato, 55 partite con la nazionale ungherese, due Mondiali (1982, 1986). Nel 1986 fece parte della squadra che vinse 3–0 contro il Brasile e, tanto per rimanere nelle qualità dei Sallai, inventò la pallagol per Esterházy, per la firma epocale. Con l’Honvéd vinse 5 campionati e 2 Coppe. In Champions, contro Benfica (0-7!), 1 novembre 1989, giocó addirittura insieme a Tibor. PALLEGGIO COL PANE. Roland ha esordito nella nazionale maggiore, nel maggio, contro la Costa d’Avorio (0-0). Dopo la partita, il nonno, Sandor anche lui, che vive in un piccola cittá, Hajdúhadház, ha detto: «Piangevo di gioia quando ho visto che il tecnico Bernd Storck ha mandato in campo mio nipote. Mi é venuto il mente il ricordo quando mio figlio, Sándor debuttò in nazionale nel 1981 nell’inferno di Bucarest. Anche Roland, trentacinque anni dopo, con la maglia numero 11, il destino. Siamo molto vicini a Roli, lo sento quasi tutti i giorni, lo conosco benissimo. Per questo posso dire che per lui conta solo il calcio, piú importante della vita privata». Questo é vero. Tibor racconta che fino ad oggi, quando fanno colazione, Roland prende la sua fetta di pane e con quella comincia a palleggiare. Fino all’etá di 17 anni, il prodigio aveva segnato 292 gol nei diversi settori giovanili. DIFFICOLTA’. Non tutto è rose e fiori. Roli è un ragazzo umile, non si considera un star, vive tranquillo. E non ha neanche una ragazza. I genitori hanno divorziato quando aveva otto o nove anni, un trauma per lui. La sorella (cresciuta anche lei con il padre) Nikolett gioca a pallamano nella nazionale ungherese U17. Tibor è fiero del figlio: «Roland deve tutto a se stesso, la sua vita non è stata sempre facile, merita di realizzare i loro sogni più belli». Amore ricambiato. «Papà vive con me a Palermo. Io sono concentrato soltanto sul calcio, sulla squadra, sul mio avvenire e sulla prospettiva di fare bene. Vietato rilassarsi. E’ il momento decisivo della mia vita. Quando i miei genitori si sono separati non è stato semplice, lo ammetto. Ho sofferto, ma adesso non mi crea più un problema e non mi disturba. Hobby? Mi piace molto andare in bicicletta ma anche giocare a tennis. E’ vero, non sono fidanzato e ho un ottimo rapporto con mia sorella. Lei mi spinge e io cerco sempre di aiutarla quando sono presente o magari ha dei problemi. Tengo in mente quel messaggio che ha scritto su Facebook: “Puoi battere il mondo, puoi fermare la guerra, Dio ti ascolterà, quindi vai a bussare alla porta. Puoi fermare il tempo, spostare le montagne, schiacciare le pietre. Puoi essere l’eroe, fallo per il tuo nome…”. Penso sia una canzone, non ne sono sicuro. Nessuno può impedirmi di sognare, soprattutto alla mia età. L’Akademia Puskas è stata la base, ora è tempo di decollare. La pensavo così da ragazzino. Germania, Spagna, Italia, Bayern, Barcellona e Milan erano in cima ai miei pensieri, ma speravo di andare in un posto dove sarebbe stata garantita una certa continuità. Palermo è la piazza ideale. La città mi piace, è calda ed accogliente per un giovane come me. Ho anche un ottimo rapporto con le persone che compongono lo staff, sono molto contento di essere qui. Una cosa è sicura: voglio andare avanti, la mia sfida ai Sallai è cominciata. Ho imparato molto da ciascuno di loro, da mio padre ma anche da mio nonno e da mio zio. Dopo le partite sento sempre mio padre per capire cosa modificare e cosa invece è andato bene. Il confronto con lui è molto importante». Che la sua non sia una battuta campata in aria basta ascoltare zio Sandor, il più famoso. «Ho visto Roland molte volte, non ho dubbi, si tratta di un vero talento. Mi auguro possa andare lontano, che addirittura mi sorpassi e diventi la vera stella della famiglia». AGOSTO STRAORDINARIO. Anche se a Nemzeti Sport ha confidato che «gli allenamenti nel Palermo sono più intensi», lo stesso è partito col botto: esordio con OM, poi in campionato contro il Sassuolo, la convocazione per l’under 21 e la prima grande della stagione, l’Inter. Le sue emozioni? «Lotto per un posto in squadra, senza paura. Da bambino i miei idoli erano Kaka e il Milan. Amavo il suo modo di giocare e il Milan che mi affascinava. Sarà fantastico incontrare le grandi squadre e i campioni. Mi dispiace soltanto che Pogba sia stato ceduto al Manchester United, sarebbe stato meraviglioso affrontarlo, è uno dei miei preferiti. Ma indipendentemente dal nome della squadra, si chiami Felcsút, Real Madrid o Palermo, il calcio mi diverte. Palermo è fantastica e adoro il mare. Una scelta perfetta, anche Bernd Storck ha detto che era giusto cogliere al volo quasta occasione. Mi ha assicurato che nel futuro conta su me». La fantasia non si arresta fuori dal campo: «Sono molto contento di essere qui, di avere fatto il mio esordio in uno stadio splendido come il ‘’Renzo Barbera’’ e di avere giocato a Milano in uno stadio mitico. So bene che questa è una grande opportunità, sono approdato alla corte di uno dei più importanti club di serie A. Il Napoli è sicuramente una di livello internazionale ricca di assi, lo era anche l’Inter però il calcio insegna che non si parte mai sconfitti».”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.