Corriere dello Sport: “La stretta anti Covid: nessuna deroga per lo sport, gli stadi tornano subito al 50%. In arrivo obbligo vaccinale per i calciatori”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla nuova stretta dle governo sul calcio.

Il governo riporta il pianeta calcio indietro di 5 mesi, quando la terza ondata Covid rallentava la sua morsa e c’era spazio per l’ottimismo aperturista. Stavolta è la paura a far compiere un clamoroso dietrofront: il Consiglio dei Ministri ieri ha deciso che gli stadi tornano subito al 50% con la modalità “a scacchiera”, cioè un posto sì e un posto no. Quel 25% in più, conquistato a fatica, si dissolve a causa dell’aumento dei contagi nel Paese. Retrocedono anche i palazzetti, che scendono di nuovo dal 60% al 35%.

Giù e su, su e giù: è una giostra che Palazzo Chigi considera necessaria. E lo sport, che soltanto fino a pochi mesi fa chiedeva aperture totali (come per Italia-Svizzera del 12 novembre), si lecca le ferite e comincia già a contare i danni economici.

STRETTA. Il ministro Speranza, appoggiato dagli esperti del Cts, avrebbe chiesto ai colleghi di votare la riduzione “alla francese” che prevede il tetto di 5.000 spettatori all’aperto e di 2.000 al chiuso. Dopo una lunga trattativa si è arrivati a un punto d’incontro. La Federcalcio e gli altri organismi – in attesa delle linee guida che dovranno regolare l’attività sui campi, nelle palestre e nelle piscine – hanno appreso la notizia in tarda serata e non hanno ancora espresso una posizione ufficiale. Dalla Figc, però, filtra una sorta di accettazione con senso di responsabilità. Il timore, infatti, era quello di un giro di vite talmente forte che avrebbe messo in ginocchio il sistema in un momento di ripresa generale. A inizio gennaio è previsto un nuovo Consiglio dei Ministri, ma intanto per il calcio le prime due giornate di Serie A del nuovo anno (6-9 gennaio) torneranno a mezza capienza, così come il volley comincerà il 2022 con il 35% di pubblico (incluso Mattarella) nella finale di Coppa Italia a Roma.

FUORI. La stretta contro il Covid non fa sconti. C’era da aspettarselo, soprattutto dopo che nel decreto di Natale è stato evitato, in extremis, l’obbligo di tampone per gli spettatori – anche se vaccinati – che accedono alle manifestazioni. «A partire dal 10 gennaio 2022 – si legge nelle FAQ pubblicate dal dipartimento per lo sport – l’accesso agli spogliatoi è consentito esclusivamente ai soggetti muniti della cosiddetta certificazione verde rafforzata». Nessuna deroga per i professionisti. Chi si vaccina (due dosi in attesa della terza o booster già somministrato) può continuare la propria attività, gli altri non potranno nemmeno accedere alle strutture. Il tema tocca ovviamente da vicino il calcio e quegli atleti ancora scettici. Sono in realtà pochi – il presidente della Figc, Gravina, ha parlato di quota vaccinati nel suo mondo arrivata al «97-98%» – e continuano a sottoporsi a tamponi periodici. Ma i no-vax esistono anche nel gioco più amato dagli italiani e senza dose rischiano di “bucare” la bolla, vista la contagiosità della variante Omicron.

OBBLIGO POSSIBILE? «Dobbiamo valorizzare al meglio l’idea di un super green pass a livello di gruppo e di spogliatoio, ci stiamo ragionando» ha dichiarato lo stesso Gravina qualche giorno fa, aprendo all’obbligo vaccinale tra gli atleti. La questione, però, è abbastanza intricata. Poniamo l’esempio che in un club di Serie A ci sia un lavoratore che rifiuta la dose: la società potrebbe allontanarlo, magari con tanto di sanzioni pecuniarie, pure se il soggetto non fa parte di quelle categorie (insegnanti, personale sanitario) obbligate per legge all’inoculazione? I colloqui tra le istituzioni stanno proseguendo in questa direzione, valutando tutti gli aspetti giuslavoristici. Per chi fruisce degli eventi da spettatore, invece, è tutto piuttosto chiaro: fino al 31 marzo accedono agli impianti solo i possessori della certificazione verde “rafforzata”, indossando le mascherine FFP2.

Published by
Redazione Ilovepalermocalcio