“Mertens, Gabbiadini, Pavoletti, e adesso Milik. D’improvviso c’è affollamento in quella zona del campo, quella che resta sempre piuttosto delicata, ma che non è mai rimasta sin qui scoperta. Nel senso che c’è stato sempre chi, da centravanti vero o falso che sia, alla fine è riuscito a buttarla dentro. A conti fatti, davvero un bel numero di volte. E dunque: se prima (e comunque tuttora) c’è ancora Mertens, centrattacco sempre più credibile, poi in seconda battuta un Gabbiadini in odore di trasferimento (che pure è riuscito a sbrigarsela abbastanza bene quando è stato chiamato in causa), ed ancora un Pavoletti per così dire in fase ancora embrionale, ai tre si aggiungerà anche Milik. Presto, molto presto, probabilmente già da domenica notte al San Paolo contro il Palermo. Bisognerà attendere solo le convocazioni di Sarri, ma la decisione del tecnico dovrebbe essere tale: Arkadiusz Milik fra i convocati. PRECISAZIONE. A questo punto c’è però bisogno di precisare. Nel caso in cui il polacco, riuscito solo ad assaporare un brevissimo ma molto intenso momento di gloria con la maglia azzurra, si ritrovasse già dalla prossima fra i convocati, non significherebbe (automaticamente) che possa già scendere in campo. Tutt’altro. Dopo un infortunio del genere il rodaggio, da ogni punto di vista (mentale e fisico cioè) dev’essere obbligatoriamente completato nel migliore dei modi. Senza esporre l’infortunato al benché minimo rischio, ma procedendo con cautela, badando bene a non trascurare nemmeno il particolare più insignificante. Cosa di cui è certamente al corrente l’eccellente staff sanitario del Napoli, che per tante volte s’è reso protagonista di riabilitazioni, nonché recuperi in alcuni casi addirittura prodigiosi. Quello dell’ex Ajax, ultimo lungodegente in infermeria, potrebbe perciò appartenere alla categoria in questione. Milik è ormai pronto, anche convocabile, ma naturalmente il suo ritorno in campo dovrà essere progressivo. Per averlo al top, cioè, occorrerà ancora un (bel) po’ di pazienza. Quanta? Non ci può essere una data, ma solo sensazioni che di volta in volta possono diventare certezze. E che devono partire in prima analisi dal calciatore: lui per primo potrà rendersi conto sin dove osare. IL FATTACCIO. Certo che questo Napoli ancora saldamente legato a tutti e tre fronti, avrebbe bisogno di quel Milik assolutamente godibile che era riuscito a stare in campo solo per 42 giorni. Da Pescara-Napoli del 21 agosto ad Atalanta-Napoli del 2 ottobre 2016. Prima che s’infortunasse con la nazionale l’8 ottobre durante la sfida-qualificazione ai Mondiali contro la Danimarca, saltando anzitutto il match interno (perso) con la Roma. Normale contrasto di gioco con Vestergaard e crac: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, quello del suo piede preferito. Uno stop micidiale per Milik, che si era regalato un ingresso in grande stile nel Napoli: a bersaglio per 7 volte (4 in campionato e 3 in Champions) in 9 presenze e 600 minuti giocati. Alla straordinaria media di un gol ogni 85 minuti, potendo vantare sino ad allora ben pochi tentativi d’imitazione. L’ATTESA. E poi la mesta, ma sempre fiduciosa attesa. L’intervento a Villa Stuart (10 ottobre) da parte del professor Mariani, una garanzia, la lunga tabella riabilitativa per buona parte della giornata (fra piscina, palestra e campo), il ritorno in gruppo di due settimane fa, ed ora la probabile prima convocazione da quella sciagurata notte. Milik ha comunque affrontato tutto il percorso rieducativo con la consueta tempra di combattente, quella che aveva mostrato anche nella breve parentesi d’impiego in campo. Riuscendo peraltro, nonostante la giovanissima età (22 anni) e l’approccio con il campionato italiano, a muoversi con assoluta padronanza negli schemi di Sarri. Ce ne vorrà ancora di tempo per rivederlo così com’era, ma dopo 113 giorni dall’infortunio un altro fondamentale passo potrà verosimilmente compiersi. Quello del ritorno in panchina”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.