L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle decisioni del governo per il calcio e la serie A.
È stato un vero ultimatum, anche se pronunciato talmente a bassa voce che per il momento resterà chiuso nelle segrete stanze di Palazzo Chigi. Un ultimo appello per le società di calcio e per i loro tifosi: serve responsabilità totale, altrimenti il Governo reagirà con la misura paventata – ma non approvata – che ieri ha spaventato un po’ tutti, cioè gli stadi nuovamente a porte chiuse. Oggi le telecamere inquadreranno gli spalti riempiti a un massimo del 50% (decisione presa il 29 dicembre) e bisognerà sperare che dappertutto si rispettino le regole, cioè mascherina FFP2 ben indossata e disposizione “a scacchiera” sui seggiolini, occupando un posto sì e un posto no. Il premier Draghi non vuole più vedere assembramenti nelle curve e tifosi con il volto scoperto. Lo ha detto pubblicamente, ribadendo il concetto che le sanzioni stavolta saranno pesanti e immediate. L’ambiente calcistico, al netto della serietà dimostrata da Federazione e Leghe, viene considerato da diversi esponenti dell’Esecutivo un cattivo esempio per il Paese a causa del mancato rispetto delle regole.
RISCHIO STOP. Tornando alla giornata politica di ieri, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha chiesto di fermare il campionato visto l’elevato numero di contagi in quasi tutte le formazioni. Subito dopo la cabina di regia, lo stesso Speranza avrebbe chiesto alla Lega di Serie A di procedere con un provvedimento di auto-sospensione del torneo: il titolare del dicastero rappresenta la linea più prudente, portata avanti insieme agli scienziati del Cts.
GUERRA ALLE ASL. A quel punto, la Lega ha avviato subito un dialogo con il Governo, cercando di scongiurare l’ipotesi del blocco e in serata ha organizzato un Consiglio straordinario in videocollegamento. Dall’incontro è emersa la linea unitaria nel difendere il campionato e che nelle prossime ore verrà stilato un protocollo (valido dal turno del 9/01) che prevede l’obbligo di scendere in campo, per tutte le squadre, se ci sono almeno 13 calciatori disponibili di cui un portiere. Di fatto, si torna alle linee guida della stagione passata, già sconfessate dalle Asl e dalla giustizia sportiva che, tramite il Collegio di Garanzia, ha dato sempre ragione a chi è rimasto bloccato dopo un provvedimento di un’Azienda Sanitaria Locale. Ma stavolta c’è di più: quella della Serie A è una dichiarazione di guerra. Via Rosellini fa sapere infatti che ricorrerà al Tar contro i provvedimenti delle Asl (che hanno potere totale su questioni di sicurezza) quando non tengano conto delle disposizioni governative dello scorso 30/12; e cioè: chi ha tre dosi e viene a contatto con un positivo non è soggetto alla quarantena (in teoria non dovrebbe essere fermato), gli altri con due dosi restano invece ai box per 5 giorni. La speranza dei dirigenti è che l’Esecutivo trovi una mediazione con il sistema sanitario per avere regole certe e una linea di condotta.