Corriere dello Sport: “La Reggina vende e spera. Destino appeso a un filo”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sui casi Reggina e Lecco.
Reggina e Lecco si aggrappano a quella difesa a spada tratta che fa rima con “supremazia della legge sulle Noif” (per gli amaranto) e “merito sportivo” (per i blucelesti) per non scomparire dalla mappa del calcio professionistico. È una doppia montagna da scalare, in realtà, perché la Covisoc ha già detto “no” a entrambe e stamattina, dopo le ultime memorie difensive, i rilievi delle commissioni arrivati ieri in tarda serata e le controdeduzioni di Brescia e Perugia (che potrebbero prendere il posto delle due), la palla passa alla politica. Quella federale, s’intende; che dopo aver recepito i pareri «non vincolanti» di Covisoc e commissione infrastrutturale ha due possibilità: assecondarli, oppure andare oltre. Qualcuno sostiene che l’ultimo strappo risalirebbe al 1994-95, quando la Covisoc stroncò il Cosenza e l’ex presidente Matarrese lo riabilitò, finendo anch’egli invischiato in delle beghe processuali. Smentire i tecnici, insomma, non è di certo la strada più comoda per Gravina e per l’organo politico che guida.
CASI. Mettiamola così: se i termini per l’iscrizione alla prossima Serie B scadessero oggi, Reggina e Lecco sarebbero in regola. I calabresi senza più debiti pregressi, i lombardi con tutte le autorizzazioni per giocare a Padova. I termini, che le Noif considerano «perentori», però, sono scaduti il 20 giugno. E oggi, 7 luglio, il consiglio federale stabilirà se le due squadre vanno incluse o escluse dalla B, spalancando così la porta agli inevitabili ricorsi già calendarizzati: 20 luglio al Collegio di Garanzia, 2 agosto al Tar e 29 agosto al Consiglio di Stato. E se nel Lecco c’è una strana e sospettosa calma che secondo alcuni lascerebbe aperto uno spiraglio – al netto dei tifosi, che hanno tappezzato la loro città e la sede della Lega di B con lo striscione “Lecco merita rispetto” – a Reggio Calabria è successo di tutto nelle ultime 48 ore.
Prima Saladini ha versato i 769.973 euro che la Figc pretendeva fossero pagati entro il 20 giugno e il tribunale fallimentare consentiva viceversa di saldare al 12 luglio (il mancato adempimento agli obblighi di versamento dei debiti tributari e previdenziali ha fatto scattare la bocciatura della Covisoc), poi il club ha ufficializzato il passaggio delle quote societarie al fondo londinese Guild Capital, società di investimenti e servizi finanziari guidata dall’italiano Marco Quaranta. Il closing definitivo, però, è legato a una condizione: la permanenza in B. L’accelerata è avvenuta in una notte, quasi come fosse un tentativo disperato per mettere la Federcalcio con le spalle al muro e cancellare quelle che in via Allegri considerano delle “ombre” circa la gestione Saladini. La Figc l’ha considerata fin qui una questione di principio: se un qualsiasi tribunale può mettere in crisi l’ordinamento e le sue norme fissando altri termini per le scadenze, cosa ne sarebbe dell’autonomia dello sport? Chi spera.
Anche per quanto riguarda il Lecco è tutta una questione di tempi. Qui balla una banale ma necessaria autorizzazione – arrivata fuori tempo massimo – della prefettura di Padova per consentire alla squadra di giocare allo stadio Euganeo, essendo il “Rigamonti Ceppi” un impianto non adatto alla serie cadetta. Brescia e Perugia sono convinte di poterla spuntare, venendo riammesse. Dopo le proteste del n.1 delle Rondinelle, nei giorni scorsi Santopadre ha presentato in federazione una diffida contro la partecipazione del Lecco alla prossima Serie B. Essere in regola il 7 luglio basterà alla Federcalcio per non procedere con le due riammissioni? Oggi il (primo) verdetto.