Corriere dello Sport: “La nuova bolla e la paura dei tamponi per gli spettatori”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla questione relativa al Covid che intralcia ancora una volta il calcio.

Se la storia è ciclica, la pandemia lo è di più. E lo sport torna a perdersi tra le regole. Torna l’inverno e ci risiamo: contagi tra i calciatori, partite rinviate, squadre che non possono andare in trasferta e ipotesi di “stop” alla Serie B durante le feste. Una storia che si ripete, ma con una differenza: dall’inizio della vaccinazione di massa, i “gruppi squadra” non devono più sottoporsi a tamponi periodici (come qualsiasi lavoratore con il certificato verde).

PROTOCOLLO. In caso di positività al Covid di uno o più calciatori, viene effettuato il tracciamento degli ultimi due giorni e viene a crearsi la cosiddetta “bolla” disposta dalla Asl, che può richiedere il tampone a tutti i contatti stretti, concedere l’isolamento “casa-lavoro”, oppure vietare gli spostamenti (come nel caso della Salernitana). Il presidente Figc, Gabriele Gravina, sostiene che il protocollo federale «ha sempre funzionato». Ma il rapporto tra federazione e sistema sanitario non decolla e lo scenario non è rassicurante. A margine del consiglio federale di ieri, lo stesso Gravina ha parlato di «problema», perché «quando interviene l’autorità sanitaria locale possiamo fare poco». L’autonomia delle regioni in materia sanitaria è legge e i provvedimenti a macchia di leopardo, a proposito di storia che si ripete, sono dietro l’angolo. In via Allegri sperano possa aprirsi un tavolo di confronto con le Asl, ma fin qui hanno ricevuto solo porte chiuse in faccia: si tratta della stessa richiesta fatta all’ex ministro Spadafora il 5 ottobre 2020. Da allora, zero passi in avanti.

Ha le mani legate anche la Lega Serie A. Le linee guida del 2020-21 (si gioca con 13 elementi a disposizione, ogni club ha un bonus rinvio e si rinvia d’ufficio con 10 o più positivi per sette giorni) non esistono più. E il Collegio di Garanzia dello Sport, dando ragione alle squadre “bloccate” dalle Asl, Napoli e Torino, ha reso un puro esercizio di stile qualsiasi tentativo di legiferare sul tema. Il giudice sportivo assegna la sconfitta a tavolino o dispone di ripetere l’incontro, poi parte l’eventuale trafila giudiziaria. I no-vax negli spogliatoi, comunque, pare siano meno dell’1% e alcuni atleti (3-4%) si trovano fuori dalla lista “ufficiale” solamente perché hanno ricevuto dosi di Sputnik, vaccino non riconosciuto in Italia. Sono soprattutto gli slavi (come i serbi).

STADI. Le istituzioni calcistiche sono preoccupate anche per quello che potrebbe accadere nella cabina di regia di domani a Palazzo Chigi: «Auspico che non venga imposto il tampone ai vaccinati, altrimenti si tornerebbe agli stadi a porte chiuse» ha dichiarato Gravina. Proprio ora che tornavano a popolarsi, verrebbe da dire, il rischio concreto è che si svuotino: comprare un biglietto e spendere altri 15 euro per un test non è affatto scontato e i tifosi (insieme alle società) potrebbero ribellarsi. Da quanto filtra, la misura (che oltre agli stadi include piazze, discoteche e locali), potrebbe riguardare il periodo delle feste e quindi toccare la Serie A esclusivamente nei turni del 6 e del 9 gennaio. Ma la curva sta salendo a ritmi spediti e l’approccio degli scienziati del Cts – gli stessi che un mese fa dissero “no” a Italia-Svizzera col 100% di pubblico – è sempre prudente. Se il provvedimento dovesse passare, potrebbe essere il punto di snodo per misure ancora più restrittive nelle prossime settimane.