L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’elezione del nuovo presidente della Lega.
L’ha spuntata un’altra volta Claudio Lotito: Lorenzo Casini, infatti, è il nuovo presidente della serie A. È stato eletto con il minimo necessario di voti, vale a dire 11 (8 le schede bianche più una preferenza per Dal Pino…), a conferma di una Lega spaccata. Non che ci fossero dubbi al riguardo, ma resta il fatto che il numero uno della Lazio è il vincitore di giornata. A finire nell’angolo, invece, sono state le grandi storiche del calcio italiano: Inter, Milan e Juventus, più la Roma. Tutte insieme raccolgono ben oltre la maggioranza della tifoseria del Paese, ma dentro l’assemblea sono andate in minoranza. A vantaggio di un gruppo che, al termine della stagione, causa retrocessione, potrebbe perdere qualche pezzo. Attenzione, però, perché il club bianconero, pur appoggiando Abodi e, dunque, non avendo votato per Casini, ne ha apprezzato il discorso.
STRATEGIA SBAGLIATA. Pur non essendo presente, Andrea Abodi è chiaramente il grande sconfitto. In mattinata, aveva manifestato per iscritto a Luca Percassi la sua intenzione di candidarsi, precisando però che «nel rispetto della procedura che si è data l’assemblea, attendo la chiusura della stessa e l’esito odierno». Ma la sua strategia, evidentemente, si è rivelata sbagliata. Quel restare in stand-by non è stato apprezzato da alcuni club e, alla fine, ha fatto la differenza. Genoa, Spezia e Bologna, club di proprietà americana, con ogni probabilità avrebbero votato Abodi se si fosse fatto subito avanti. Invece hanno finito per appoggiare Casini, spostando l’ago della bilancia. Critiche sono trapelate anche dai suoi sostenitori: «Se si fosse presentato oggi (ieri, ndr), sarebbe stato eletto con 14 voti».
PREPARATO. Ad ogni modo, se la rigidità esibita in occasione del primo blitz in via Rosellini aveva destato più di una perplessità, ieri invece Casini ha avuto un atteggiamento più morbido e questo gli è servito per raccogliere consensi. La sensazione trasmessa ai club è che avesse “studiato”. Non a caso, ha indicato come fronti intervento la legge Melandri, la legge 91 sul professionismo, gli stadi – ha sottolineato la necessità di una cabina di regia in comune con il governo – e l’apertura verso nuovi mercati, nonché nuove fonti di ricavi. Concluso il suo intervento, Casini ha lasciato via Rosellini. Aurelio De Laurentiis e Joe Barone, sostenitori della prima ora, hanno preso la parola per caldeggiarne l’elezione. Lotito, invece, ha continuato a lavorare per ampliare il consenso. Ed è probabile che, al momento di andare al voto, pensasse di avere dalla sua parte una maggioranza più significativa. Ma l’urna gli ha comunque dato ragione.
A TEMPO PIENO. Appreso dell’elezione, Casini è tornato in assemblea, ringraziando chi l’aveva votato, ma aggiungendo di voler essere il presidente di tutti: «Lavorando insieme, c’è possibilità di raggiungere buoni risultati. Se c’è questa disponibilità, io sono qui». Significativo, comunque, che voglia abbandonare tutti i suoi attuali incarichi, a iniziare da quello di capo del gabinetto del ministero della cultura. Insomma, farà il presidente di Lega a tempo pieno, ma facendo comunque leva sul suo background politico. Proprio per sistemare tutti questi aspetti, potrebbe volerci un paio di settimane prima che entri effettivamente in carica. Già fissato il suo stipendio: 240.000 euro all’anno, come Miccichè, mentre Dal Pino si era “accontentato” di 100.000.
REAZIONI. Mentre Percassi lo ha accolto così: «Auguro a Lorenzo Casini di poter svolgere al meglio il suo lavoro, ci aspettano sfide decisive per il nostro calcio nei prossimi mesi», nel giro di poche ore sono arrivati anche i messaggi di Gabriele Gravina («Gli auguro di ricompattare in tempi brevi la serie A e di esprimere una leadership in grado di rappresentare al meglio, in un’ottica di sistema, gli interessi dei club del massimo campionato») e di Giovanni Malagò («C’è tanto da rifare, ma penso che lui lo sappia. Il suo compito sarà recuperare l’unanimità perché per certe decisioni è indispensabile la compattezza della Lega. È sempre facile a dirsi, più complicato a farsi»).
ULTIMA CHIAMATA. Lunedì, in una nuova assemblea, verrà fatto l’ultimo tentativo per arrivare ad un testo condiviso sul nuovo statuto. I segnali non sono positivi e, in caso di fumata nera, ci penserà in autonomia il commissario ad acta Gennaro Terracciano, che non farà altro che applicare i principi informatori del Coni, per poi portare il nuovo regolamento al consiglio federale di mercoledì.