L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su quelle che potrebbero essere le nuove convocazioni di Spalletti dopo il flop ad Euro 2024.
La Giovane Italia di Spalletti ha cominciato a prendere forma ieri in via Allegri. Riunione organizzativa convocata in tarda mattinata da Gravina. Seduti al tavolo con il ct, rientrato da una breve vacanza all’isola di Ponza, il capodelegazione Gigi Buffon, il segretario organizzativo Mauro Vladovich e Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili. Breve interruzione per il pranzo, a cui ha partecipato anche l’avvocato Giancarlo Viglione, braccio destro del presidente federale, e appendice pomeridiana. Metabolizzata la delusione dell’Europeo, a distanza di quindici giorni dalla chiusura di Casa Azzurri a Iserlohn, i vertici del Club Italia hanno cominciato a confrontarsi. Sul tavolo la spedizione tedesca, i limiti del calcio italiano, il piano verso il Mondiale 2026, l’esigenza di ringiovanire, le battaglie politiche in atto. Gravina non ha ancora sciolto la riserva sulla candidatura verso le elezioni fissate il 4 novembre. Si naviga a vista, con un raggio d’azione limitato, dentro il mare in tempesta.
ANALISI. «Il ct è il più amareggiato di tutti» aveva chiosato Gravina due giorni fa a margine del Cf. Lucio, nonostante l’abbronzatura, è apparso tirato, non proprio disteso. Ha vissuto male l’Europeo, cercherà di ripartire con energia superiore a settembre, facendo tesoro dell’esperienza che non aveva ancora affrontato da ct. Buffon lo potrà sostenere nel superare certe asperità e in una conduzione meno elettrica. Lo spogliatoio, senza troppa personalità, ha dimostrato poca serenità. La squadra era contratta, bloccata dalla paura negli ottavi con la Svizzera. Il ct e i suoi collaboratori si sono interrogati su come mai non sia stata “giocata” la partita dopo aver superato un girone complicato con Spagna, Croazia e Albania. E’ mancata l’anima, molti azzurri camminavano e non vincevano i duelli, gli interisti non avevano più lo stesso sprint del campionato o forse avevano vinto troppo presto lo scudetto, la condizione del gruppo era scadente. Gli svizzeri filavano come treni, i nostri fermi. Se pensate che il Bologna di Motta ha dato tre giocatori alla Svizzera (Freuler, Aebischer, Ndoye) e solo uno all’Italia (Calafiori, peraltro squalificato) molto si comprende. Yakin lavora da tre anni su un’intelaiatura che all’Europeo 2021 aveva costretto ai rigori la Spagna ai quarti dopo aver buttato fuori la Francia. Spalletti ha ereditato da Mancini una Nazionale (eliminata dalla stessa Svizzera al Mondiale 2022) molto più debole rispetto a Wembley.
RIENTRI. Il clima politico e la Nations non favoriranno. Lucio il 6 settembre non potrà permettersi l’imbarcata al Parco dei Principi di fronte alla Francia di Mbappé. Da Parigi, senza rientrare a Coverciano, volerà a Budapest (campo neutro) per affrontare Israele. Altri passi falsi farebbero precipitare il ct. E’ uno degli argomenti toccati nella riunione, ma l’Italia dovrà andare avanti con coraggio, valorizzando il talento e guardando al domani. Addio ai senatori Jorginho, Acerbi, Darmian, El Shaarawy per limiti di età. Largo alla fisicità, alla “scocca”. Spalletti aspetta Zaniolo (già in campo dopo la frattura al metatarso) e Udogie, pronto verso fine agosto. Medita di richiamare subito anche Tonali. La squalifica dell’ex rossonero terminerà il 26 agosto. Torneranno Locatelli, Ricci, Orsolini, forse Gnonto. Fagioli merita fiducia. Spazio a Buongiorno. Sono in rampa di lancio Kayode, Lucca, Fabbian e Gaetano. Piacciono Prati e Baldanzi. Occhio ai laziali Casale e Rovella. Avanti con la difesa a tre. In attesa di Scalvini, servirà un centrale di piede destro. Le prime due giornate di campionato e i minutaggi orienteranno la lista di Lucio. Viscidi lo aiuterà a miscelare il travaso dei giovani e la connessione con l’Under 21, attesa dalle qualificazioni all’Europeo.