Corriere dello Sport: “La fuga dei calciatori della Juventus adesso è un caso. «Hanno violato la quarantena, non rispettando la legge»”
La fuga dei calciatori della Juventus durante l’emergenza Coronavirus ha aperto un caso. Pjanic, Khedira e Higuain nel mirino della critica dopo il rientro nelle proprie nazioni, l’edizione odierna del “Corriere dello Sport” fa il punto della situazione e analizza la situazione attraverso le parole dell’avvocato Rinaldo Romanelli. Queste le sue parole: « Questa situazione mi lascia quantomeno perplesso».
In che senso è perplesso? «Nel senso che non risulta in nessun decreto questa possibilità. La quarantena è stata prevista fin dall’ordinanza del ministero della salute del 21 febbraio 2020. All’articolo 1 è fatto obbligo alle autorità sanitarie di applicarla per quattordici giorni. Non sono previsti sconti e l’imposizione è stata poi reiterata con la stessa formula in vari provvedimenti normativi successivi».
La Juventus ha fatto sapere che i giocatori in questione non erano in quarantena, ma in isolamento domiciliare volontario. Come è possibile? «Isolamento “volontario” è una definizione che non esiste in alcuna norma. Esiste la permanenza “domiciliare fiduciaria”, che viene disposta per le persone che provengano da zone a rischio, e la “quarantena con sorveglianza attiva”, che si applica a chi abbia “avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva Covid-19”. La definizione di “contatto stretto” è data dal ministero della salute e ricomprende anche una stretta di mano o l’aver condiviso un ambiente chiuso, vien da sé che aver utilizzato lo stesso spogliatoio o essersi allenati insieme rientri nella casistica del contatto stretto. Ai compagni di squadra di Rugani, per intenderci, dovrebbe essere stata applicata la quarantena con restrizioni della durata di quattordici giorni. Non fino a quattordici giorni, riduzioni di questo periodo o protocolli alternativi sono previsti solo per casi eccezionali».
Quali? «Penso ai militari al rientro dall’estero o ad operatori sanitari, che in una situazione di emergenza come questa possono essere esentati dal rispetto di tutti e quattordici i giorni se ritenuti sani, cioè senza che possano rappresentare un rischio per sé o per gli altri. Di sicuro non vale per i calciatori».
Quale è la domanda che si farebbe valutando questa situazione? «Quello che mi chiederei è “chi ha autorizzato tutto questo?”. Perché non è previsto da nessun decreto o nessuna legge il fatto che si possa abbandonare il domicilio, figuriamoci di volare fuori dall’Italia, prima che scada il termine dei quattordici giorni. Se fosse successo la prossima settimana ogni ragionamento sarebbe solo, per così dire, legato all’opportunità in questo preciso momento storico, ma è capitato sette-otto giorni dopo la notizia della positività di un loro compagno di squadra. Mi auguro che chi ha assunto questa decisione abbia effettuato un’attenta valutazione anche, ma non solo, sul piano legale».