Corriere dello Sport: “La Figc vuole più controlli sui conti dei club. Riforma da 2 a 4 verifiche l’anno”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso dossieraggi nel calcio italiano e sulla Figc che chiede più controlli.
C’è chi la vede come una piccola concessione alla Lega Serie A dopo tante battaglie e in un contesto di instabilità accentuato dalle inchieste sui dossieraggi. E chi sottolinea, viceversa, un diverso paradigma di sostenibilità. La verità forse sta nel mezzo, e comunque sulla riforma del calcio ieri è stato compiuto un passo in avanti con la prospettiva di allineare le licenze nazionali per i club del massimo campionato al modello Uefa, senza parametri economici ammissivi ai campionati. «Siamo soddisfatti – ha detto Lorenzo Casini, presidente di Lega, uscendo dall’incontro tra le componenti in Figc – perché si tratta di una richiesta che la Lega faceva da tempo. Ora vediamo come questi adattamenti verranno calati».
LA DIETA. La Federcalcio aveva chiesto alle leghe di valutare il documento di riforma economico che, scorporato dalle questioni legate ai format dei tornei (20 o 18 squadre in A?) e dei pesi elettorali (la A vuole più del 12%) avrebbe dovuto mettere in sicurezza «le urgenze non più rinviabili», come le chiama Gravina. E cioè la questione dell’indebitamento e dei costi che superano i ricavi, vera piaga del pallone. Così la Figc aveva inserito nel documento tre indicatori sempre più rigidi da qui al 2029-30 per una “dieta economica” del sistema: indice di liquidità (rapporto tra attività e passività correnti, oggi blocca il mercato dei club), indicatore di indebitamento (debiti/ricavi) e indicatore costo del lavoro allargato (costo del lavoro diviso ricavi).
Dopo l’incontro di ieri si va verso una soluzione che potrebbe essere un compromesso per evitare beghe giudiziarie con i club, sempre restii a stringere troppo la cinghia: gli indicatori sarebbero ammissivi solo per Serie B e Serie C, mentre per la A i parametri di riferimento resterebbero quelli internazionali come auspica anche l’Uefa, dove Gravina è vicepresidente, anche per non creare disparità tra le 7-8 squadre che partecipano alle coppe e le altre. Il tutto mantenendo delle peculiarità italiane come le verifiche sugli stipendi, quelle sul patrimonio e altri paletti previsti dal codice civile. L’operazione federale è la trasformazione dei controlli da saltuari a periodici, passando da 2 a 4 per un monitoraggio più capillare. Da qui al consiglio federale del 28 marzo (che in un’idea ottimistica approverà le nuove misure) vanno però scritte le sanzioni in caso di violazioni. Parte già un’altra trattativa.