L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’indagine della Figc sulla Juventus che adesso rischia una penalizzazione.
Il primo tempo dell’inchiesta sportiva sulle plusvalenze nel calcio italiano si rivelò un clamoroso buco nell’acqua per gli 007 federali. Tra aprile e maggio, infatti, i 458 mesi di inibizione chiesti dalla procura Figc per un totale di 61 dirigenti (tra cui Agnelli, Paratici, De Laurentiis e Ferrero), con multe complessive pari a 2,32 milioni di euro, furono cancellati con un colpo di spugna dalle sentenze del Tribunale federale (primo grado) e della Corte d’Appello (secondo grado). Sul caso plusvalenze sono stati tutti prosciolti al grido «il mercato è libero» e il teorema ideato dal procuratore Chinè per contestare le operazioni è stato letteralmente spazzato via dalla stessa giustizia endofederale. Ma i contestati accordi tra la Juventus e i suoi calciatori, con le scritture private «di contenuto contrario a quanto risulta dai contratti depositati in Lega» (come rilevano i pm di Torino), porteranno quasi sicuramente la società bianconera di nuovo a difendersi in un tribunale sportivo.
Tre giorni fa la procura della Figc ha ricevuto le carte dalla procura di Torino e gli inquirenti di via Allegri le stanno studiando molto attentamente. Secondo il codice di giustizia sportiva della Federcalcio costituisce infatti illecito amministrativo (art. 31) «la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla Covisoc e dagli altri organi di controllo nonché dagli organismi competenti in relazione al rilascio delle licenze Uefa e Figc». Rappresentano illeciti anche i comportamenti diretti a eludere la normativa in materia gestionale ed economica e in questo stesso ambito viene punito anche il rilascio di informazioni «mendaci, reticenti o parziali» comportando sanzioni che vanno dall’ammenda alla penalizzazione di uno o più punti in classifica, fino alla retrocessione o all’esclusione dal campionato nel caso in cui le carte siano state truccate in modo per passare i controlli della Commissione di Vigilanza e ottenere la licenza nazionale per l’iscrizione al campionato. Nello specifico di premi, compensi e indennità ai calciatori, la società che viola le norme è punita con un’ammenda da uno a tre volte l’ammontare della cifra corrisposta al tesserato, alla quale può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica.
È difficile (gli addetti ai lavori lo ritengono impossibile) che si arrivi all’esclusione della Juve dalla Serie A, ma anche eventuali penalizzazioni rischiano comunque di diventare pesantissime zavorre per la squadra di Allegri, in una stagione già complicata per il ritardo in classifica rispetto alle posizioni di vertice. Per quanto riguarda l’altro tema, cioè le plusvalenze considerate fittizie dai pm, sarà possibile procedere in ambito sportivo solamente se dalle carte emergessero fatti nuovi rispetto al procedimento di 7 mesi fa. «Altrimenti non dovrebbe valere il principio “ne bis in idem”, cioè un fatto già oggetto di valutazione non può essere nuovamente valutato» spiega l’avvocato Luciano Ruggiero Malagnini, esperto di diritto sportivo. Il 17 maggio scorso la Corte d’Appello federale ha infatti ribadito il principio che due privati possono accordarsi sul prezzo di una compravendita al punto da non poter mai definire “illecita” una libera trattativa. «Se viene superato il problema della plusvalenza, perché da lì nasce tutto – aggiunge Malagnini – credo che la Juve possa cavarsela con qualche ammenda o al massimo con una piccola penalizzazione anche nel caso le venisse contestata la violazione del comma 2 dell’art. 31». E cioè l’ipotesi più grave: che i quei documenti contabili abbiano garantito un’iscrizione altrimenti impossibile.