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Corriere dello Sport: “Juve ancora nel mirino. Nuova accusa di slealtà. Per gli inquirenti «violato l’art. 4.1», lo stesso che ha portato al -15”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Juventus e l’inchiesta che la vede coinvolta.

Di nuovo accusati di aver violato la lealtà, la probità e la correttezza. Cioè il caposaldo dell’ordinamento sportivo, quel principio sancito dall’art. 4.1 del codice. Chi non lo rispetta, altera le regole del gioco e va incontro a sanzioni pesantissime. I dirigenti della Juventus dovranno risponderne ancora, dopo il caso plusvalenze che ha portato al -15 in classifica. L’avviso di conclusione delle indagini firmato ieri dal procuratore federale Giuseppe Chiné è un fuoco che divampa a una settimana esatta dall’udienza al Collegio di Garanzia, durante la quale i legali bianconeri proveranno a ribaltare proprio quella penalizzazione in classifica. Ogni giorno di proroga (sono stati 60 in totale, 40 più 20), concessa dalla procura generale dello sport, è servito agli inquirenti per ricostruire un quadro probatorio molto complesso, tra approfondimento delle carte dell’inchiesta Prisma e interrogatori dell’ultima ora.

ACCUSE E REPLICA. Il risultato è che la Juve è nuovamente indagata in ambito sportivo. E stavolta per tre diverse questioni: le manovre stipendi con i propri tesserati relative alle stagioni 2019-20 e 2020-21 (1), i rapporti con gli agenti dei calciatori (2) e le partnership sospette con le cosiddette “consorelle” (3), che analizziamo nel pezzo a fianco. La Vecchia Signora ha risposto ieri pomeriggio alle accuse con una nota, ritenendo «di aver applicato correttamente i principi contabili internazionali, nonché di aver operato nel pieno rispetto del principio di lealtà sportiva». Citati anche i comunicati del 2 dicembre e del 24 marzo, nei quali secondo il club vi sono già tutte le risposte alle contestazioni.

STIPENDI. Prima di tutto, quindi, gli stipendi. Secondo gli inquirenti, l’ex presidente Agnelli e Paratici avrebbero depositato presso la Lega Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità durante il periodo pandemico (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Sarri, omettendo però di depositare i successivi accordi di integrazione, cioè quelli che hanno permesso agli stessi tesserati di recuperare 3 dei 4 mesi di stipendio (aprile, maggio e giugno), con l’idea che quelle stesse integrazioni sarebbero poi state depositate dopo il 30 giugno. La stessa violazione è contestata anche per il 2020-21 e tra i dirigenti indagati figura anche il vicepresidente Nedved; in questo caso, secondo le ricostruzioni, non vi sarebbe stata alcuna «effettiva riduzione».

E tutti i calciatori, tranne Ronaldo e Dybala, avrebbero poi recuperato i soldi nelle stagioni successive, come concordato tra le parti tramite le “side letter”, cioè le scritture private mai finite sugli appositi moduli federali. I fogli firmati tutti insieme (ma depositati in momenti differenti con conseguente possibile falfisicazione delle date), ma anche quei flussi di denaro spostati da un bilancio all’altro, avrebbero fatto risparmiare al club 90 milioni di euro, prefigurando in questo modo il falso in bilancio e l’illecito amministrativo. Secondo chi ha indagato, i calciatori sono protagonisti inconsapevoli di questa vicenda: non avrebbero infatti avuto la piena consapevolezza dell’operazione architettata dai loro dirigenti, che secondo la procura è illegittima. E dunque, da capitan Chiellini in giù tutti esclusi dai deferimenti che partiranno soltanto dopo aver dato ai legali la possibilità di inviare le richieste di audizione e le memorie. Il cronoprogramma è definito: 15 giorni di tempo alle difese, poi altri 10 per il deferimento e, soltanto a quel punto, il tribunale avrà un mese di tempo per fissare l’udienza di primo grado (possibile a fine di maggio).

AGENTI. Del filone agenti dovranno rispondere sempre Agnelli, Paratici e Nedved, ma anche Cherubini, insieme a quello che è stato il suo braccio destro, Morganti, al ds dell’U23 Manna, e all’ex direttore del vivaio, Braghin. Anche qui, tutti sul banco degli imputati per la violazione dell’art. 4.1. Il motivo? Dal 2015 al 2022 la società avrebbe remunerato a volte gli agenti senza che vi fosse una reale attività di intermediazione. La procura arriva a sostenere che il club si sia avvalso di agenti senza conferire loro dei mandati, pagandoli per risolvere vecchie operazioni dove non era possibile versare la commissione (es. i minorenni). Finiti sotto inchiesta gli affari con Lippi, Giuffrida, Parretti, Rebesco, Ariatti, Pagliari, Galli, Fioravanti, Puccinelli, Tinti e Morabito. Chiné ha inviato gli atti alla commissione agenti, competente in materia.

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Redazione Ilovepalermocalcio