L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha realizzato una lunga intervista a Mato Jajalo. Ecco tutte le parole del centrocampista croato del Palermo:
“Ha deciso di farsi intervistare. Dopo sei mesi di digiuno causato dalla retrocessione e da una critica severa che lo beccava in continuazione, eccolo tranquillo e sorridente. Jajalo riparte da Jajalo. Da Palermo, dalla “voglia di rivalsa e di tornare in A”, dai quattro figli, dalla carriera artistica della moglie pianista, autrice di canzoni e di musical, travolgente in famiglia. Tutto il contrario di Mato. Così ritratto dall’effervescente Ivana: «Mio marito raramente mostra emozioni, in pubblico mai. Non segue i social, non gli importa quello che gli altri scrivono e non vi dirà mai come si sente in realtà. È totalmente “suo”. Ma altrettanto mio».
ACQUA E SAPONE. Jajalo: «E’ vero, sono una persona semplice. Non sto attaccato al telefonino … Perché non parlavo? Nessuno me l’ha chiesto (ride di cuore, ndr). Battuta a parte, c’è differenza tra “non voglio e non mi piace”. Non cerco pubblicità e se le cose precipitano meglio il silenzio delle bugie». Gli capitò di mentire quando conobbe Ivana. Lei gli chiese: «Chi sei?» Lui, mai preso un libro in mano in vita sua, rispose che era uno studente universitario. Il calciatore ha la fama del seduttore e temeva una risposta negativa. Papà Iviza faceva l’operaio edile in Germania e Mato, se il pallone non fosse rotolato in rete, sarebbe diventato elettricista. Ora c’è da accendere il centrocampo senza un vero faro. Tedino li vuole universali e Jajalo entra di diritto in questa categoria. «Mi trovo bene nel modulo e non sto a sottilizzare sul ruolo. Piuttosto, è colpa di Pirlo! Lui è unico. E gli altri, al suo confronto, siamo scarsi». MATO PRECISA. «Non è vero che ho chiesto di andare via. Come le storie dell’Udinese e del ritorno in Germania. Inventate. Chi mi conosce sa che non lascerei Mondello. Potrei terminare la carriera qui. Si fa presto ad amare Palermo che ha anima e mentalità speciali, come dalle nostre parti. Diciamo: «Arrivo fra cinque minuti e ne passano trenta…». La retrocessione ha lasciato un trauma. Abbiamo giocato male, eravamo più forti di almeno dieci squadre. I cambi di allenatori, se non sono alibi, ci hanno impedito di trovare la vera identità. Ora, sono tornati i sorrisi. In vacanza avevamo ancora un tarlo in testa. Siamo in debito e lo sappiamo. C’è voglia di voltare pagina e di pensare al nostro obiettivo, la promozione in A. Ci ha fatto piacere l’entusiasmo dopo la vittoria in Tim Cup, applausi per tutti anche per chi, come Posavec, Trajkovski, il sottocritto, è stato bersaglio dei tifosi». TEDINO COME IACHINI? «Sì, quasi uguali, ascoltano e aiutano. L’anno scorso avevo scommes- so su Trajkovski. Ha avuto un brutto infortunio, Tedino lo sta recuperando. E ora Trajkovski sta benissimo, è il più forte di tutti e non ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. Visto domenica? Se continua così … ». Trajkovski e Nestorovski, la “macedonia” del Palermo. Jajalo non ha dubbi. «Uno come Nesto non lo vendo mai. E’ nato leader, per noi è importante anche quando non fa gol. Il gesto di regalare il rigore a La Gumina è segno di personalità. L’attacco può essere la nostra forza. Coronado è bravo e con lui avremo più qualità. Sbilanciati? No, caso Comai con licenza di segnare. E in difesa l’innesto di Struna darà solidità. Ora Cagliari, per capire se siamo alla pari di una squadra di A. Sfida da svolta. Vincere per recuperare coraggio, rispetto e gonfiare il petto in B»”.