L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla vittoria dell’Italia contro la Turchia.
Non contava e non spostava, ma reagire era il minimo e niente potrà cancellare Palermo, come si leggeva dallo sguardo di Mancini. «I rimpianti? Ce li porteremo sino a dicembre». Fuori dal Mondiale, in quel modo, senza neppure battersi con il Portogallo di Ronaldo. Il pensiero tormenterà a lungo le notti del commissario tecnico. Almeno l’Italia, nuova e sperimentale, piena di giovani, ha dato dei segnali.
«Per quello che valeva la partita, bisognava farla bene. Anche quando ci sono altre situazioni negative, è doveroso. I giovani hanno fatto bene, mi fa piacere. Sono stati bravi a rimanere tranquilli dopo aver preso subito il gol e in un ambiente caldo. E’ stato bello vedere la reazione». Forse quei giovani avrebbero meritato fiducia in anticipo. Mancini ha allargato le braccia: «Dopo è sempre facile». Davanti alla panchina, non si è fermato un istante. «Sono cresciuti nel gioco, era la prima volta che giocavano insieme. Non era semplice». Il ct ha evitato i giudizi. «Abbiamo bisogno di tempo, non era semplice, ma la reazione è stata giusta. Ho avuto la sensazione che i ragazzi volessero far bene. Servirà per crescere». Zaniolo non gli è piaciuto. «Ha qualità e forza, ma deve imparare a giocare di più con gli altri». L’analisi del fallimento non mancherà. «Il colpevole è sempre l’allenatore. Se ripenso tra settembre e marzo, dico che ci sono successe una marea di cose. Prima della Svizzera ho rimandato a casa dieci giocatori. La squadra è stata meravigliosa. Poi lo sport è così. Il calcio è come la vita. Non bisogna per forza cercare un colpevole. Qualche errore può esserci stato. Ora approfondiremo».
SCUSE. La lunghissima seduta di autocoscienza di Mancini aveva conosciuto, prima del match, un passaggio significativo ai microfoni Rai: «I ragazzi in questi quattro anni hanno dato tutto. Hanno fatto partite meravigliose. Nelle ultime ci sono mancati i gol. Chiedere scusa? Ci dispiace, questo sì. Ci scusiamo con gli italiani, perché la cosa più bella, lo scorso luglio, è stata vederli festeggiare per le strade, soprattutto i più piccoli». Sul daffarsi, Mancini è rimasto sulla falsariga dei giorni scorsi: «Non siamo ancora così lucidi per pensare a cosa fare per dare linfa al calcio italiano, ma avremo tempo per farlo. Quando le cose vanno male si vanno a cercare cose che magari non si sarebbero rilevate se ci fossimo qualificati, come il fatto che ci sono pochi giocatori italiani con esperienza internazionale». CRISTANTE. Protagonista il jolly della Roma. «Siamo stati bravi a reagire dopo il gol della Turchia. Era importante una reazione forte, ci siamo ritrovati subito sotto. La partita valeva poco, ma contava ricominciare nel modo giusto. Non basterà per ora a cancellare la delusione. Riportiamo a casa la nostra amarezza per l’eliminazione dal Mondiale. Ora dobbiamo ripartire, tornare a vincere e giocare».
RASPADORI. La notte di Konya ha celebrato la prima doppietta azzurra di Giacomino. «Palermo è stata una delusione grande, siamo stati doppiamente bravi, dimostrando l’approccio giusto e rimettendo a posto la partita. Siamo contenti. Era il segnale che volevamo dare. Una vittoria importante». Da centravanti ad attaccante esterno: «Le mie caratteristiche mi portano a ricoprire più ruoli. Posso utilizzare entrambi i piedi e trovo più facilmente la soluzione. Merito dei miei compagni, mi hanno messo in condizione di segnare». Nel silenzio di Coverciano, l’Italia s’è ritrovata. «I veterani ci sono stati accanto in un momento difficile e ci hanno aiutato, sono stati due giorni tosti. Grazie a loro, abbiamo avuto forza e coraggio per cominciarne a uscire. Le critiche sono state tante, giuste, pesanti. Ho sempre pensato il mio percorso è stato il lavoro. Bisogna avere il coraggio di andare avanti. Il giorno dopo il successo si va avanti. Dopo le sconfitte, bisogna riprendere a lavorare».