Corriere dello Sport: “Italia oltre la paura. L’ordine di Mancini: «Pensiamo solo all’Irlanda, dipende da noi»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia e sull’ordine di Mancini.
Prima della finale europea contro l’Inghilterra, Gianluca Vialli, un o dei numi di questa Nazionale, come è noto, ha letto alla squadra un passo di FD Roosevelt, già diventato storia azzurra, sorta di manifesto di come è stato costruito, fuori dal campo prima che in partita, quel trionfo: «…l’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze …» l’eco di quelle frasi motivazionali.
Bene, in questo momento per scuotere l’ambiente, attraversato dalla prima crisi di identità in tre anni di gloria, iniziata il mese scorso contro la Spagna, forse servirebbe “L’ultima battaglia”, capitolo finale delle Cronache di Narnia, saga fantasy di CS Lewis, gloria di Belfast, sempre dopo George Best. Le parole, come si dice, sono importanti. E lo sono da sempre anche per il Roberto Mancini allenatore. Il ct così ha iniziato a lavorare in funzione di domani, appena rientrato nello spogliatoio dell’Olimpico, cercando di non sommare la sua delusione a quella dei suoi campioni, davanti a un Jorginho inconsolabile per l’errore appena commesso: «Dimenticate subito questa partita. Dobbiamo solo pensare a quello che ci resta da fare».
Il senso del messaggio che il commissario tecnico ha subito voluto mandare alla squadra era chiaro quanto obbligato: il destino italiano può ancora essere determinato da come la squadra riuscirà ad imporsi a Windsor Park: «Siamo sempre primi» è stata l’osservazione utile a rianimare gli azzurri. Certo, il clima che è montato in questo scorcio novembrino non è certo l’ideale per preparare al meglio l’ultima partita di qualificazione verso Qatar 2022. Ci sono state più defezioni, sette, che giorni di ritiro, aggiuntesi a forfait già pesanti. L’idea precisa ve la potete fare leggendo l’articolo qui a fianco. Una cosa è avere Chiellini vicino come capitano non giocatore, un altro poterlo schierare in campo. Lo stesso discorso vale per Ciro Immobile, solo spettatore all’Olimpico.