L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla situazione relativa a Roberto Mancini che va verso la conferma della guida tecnica dell’Italia.
Oggi, novanta ore dopo il disastro macedone, Roberto Mancini parlerà. Lo farà a Coverciano, da remoto, prima di partire per Konya. Ma avremo comunque concretamente modo di capire meglio a che punto sia arrivato il suo percorso di autocoscienza e di maturazione circa il primo dubbio da risolvere per la ripartenza azzurra: la sua permanenza o meno alla guida della Nazionale.
Data ormai al 99,9%. Giorni di pressing, di attestati di stima, di affiancamento da parte della Federazione, col presidente Gravina in testa, al suo fianco da sabato, deciso a confermargli la fiducia per il prossimo quadriennio, hanno prodotto dei risultati, filtrati dal centro tecnico blindato. Mancini viene dato in ripresa, moralmente, condizione necessaria per prendere una decisione netta, convinta. Annunciarla oggi potrebbe essere un’opzione di chiarezza, Quella mai mancata alla Federcalcio sul tema. Vedremo. Intanto presidente e ct hanno convenuto che le condizioni di agibilità della Nazionale debbono essere migliorate di qui al 2026. Una questione di riforme che attiene al piano politico con riverberi su quello tecnico. Il punto però, adesso, è dirsi pronto a continuare.
OSTACOLO. Iniziando paradossalmente a saltare il più indefinibile e inatteso degli ostacoli: la Turchia, mai capace di battere l’Italia nella propria storia. Il Meda? Konya Büyük?ehir Stadyumu, futuribile casa Turchia dal 2014, è sotto campana da una ventina di giorni, ibernato dal freddo dell’altopiano anatolico ancora pungente. Neppure i metafisici dervisci locali, fascinoso mistero planetario, avrebbero potuto volarci sopra, avvitandosi all’infinito verso l’estasi. Domani sarà gremito da 42mila tifosi.
Stefan Kuntz è il papa straniero, il tedesco mago dei giovani, campione d’Europa in campo a Londra nel 1996 e da ct con gli Under 21 di Germania nel 2017 e 2021, scelto dalla Federazione turca, su suggerimento di Hamit Altintop, dopo Euro 2020, spesato il buon ?enol Güne?. Lui coltivava l’idea di poter giocare qui, in condizioni ideali, contro l’Italia sì, ma per guadagnarsi l’accesso a Qatar 2022. La sua squadra è andata vicino ai supplementari, un po’ come a Palermo gli azzurri…, a Oporto, “tradita” dal dischetto da capitan Yilmaz, passando dal possibile 2-2 al 3-1 finale portoghese.
Qui ha pagato solo il povero Burak, autoesclusosi definitivamente della nazionale (dopo 77 presenze e 31 gol), tornato distrutto a Lille, nonostante federazione, allenatore e tifosi lo abbiano subito assolto. Al suo posto è arrivato, da Colonia, Salih Ozcan, turco-tedesco di prospettiva, testimone di un filone chiave per le prospettive del calcio turco. Il suo ruolo e il suo posto non sono in discussione. Più in generale quello che aspetta Roberto Mancini e la sua Nazionale stordita non sarà un ambiente distratto o ripiegato. Ma appunto una città e un Paese che pregustano la strana occasione storica, per la Turchia. Così, anche l’amichevole che tutti avrebbero voluto evitare mette insieme rischi e opportunità: potrebbe diventare simbolicamente la prima pietra di un nuovo percorso virtuoso come un’altra pagina da cestinare. Anche per questo uscire dalle incertezze, almeno su questo piano, ha un valore aggiunto.