Corriere dello Sport: “Italia fuori dal Mondiale? La Fifa…”
“A Zurigo, quartier generale della Fifa (organo di governo del calcio mondiale), il tifo è tutto per l’Italia. L’eventuale eliminazione degli azzurri (costretti a qualificarsi attraverso gli spareggi) potrebbe generare un serio contraccolpo economico per le casse della realtà elvetica. Il bilancio 2016 infatti si è chiuso con un rosso pari a 369 mila dollari. Un segnale non positivo, a meno di un anno dall’evento iridato di Russia 2018 (14 giugno-15 luglio), ma, soprattutto, una perdita sei volte superiore al 2015, quando il meno non ha superato i 52 milioni di dollari (anche per il 2017 si prevede una perdita di bilancio). Gli organizzatori del Mondiale non possono fare a meno del brand Italia, per una serie di ragioni squisitamente economiche. Gli azzurri possono contare su un bacino d’utenza potenziale di 40 milioni tra fan e simpatizzanti. La federazione inoltre è molto attiva durante il Mondiale, attraverso attività di pr e di comunicazione, a supporto degli sponsor. Azioni che rientrano nei cosiddetti “altri ricavi”, che, in occasione di Brasile 2014 (ultima rassegna iridata a marchio Fifa), hanno generato 537,36 milioni di dollari. Un ulteriore settore, dove potrebbe essere coinvolta la spedizione azzurra, è l’ospitalità. L’ente svizzero, nel 2014, ha incassato in quest’area 110,63 milioni di dollari. SERVE L’ITALIA. La Fifa può tornare in utile solo in concomitanza di Russia2018. Rinunciare quindi ad uno dei quattro top team internazionali (insieme a Brasile, Argentina e Germania) potrebbe determinare un risultato finanziario negativo difficilmente recuperabile, anche attraverso i futuri introiti da diritti audiovisivi. I risultati dell’area commerciale della Fifa non sono, per il momento, positivi: appena 12 partner, tra quelli di profilo mondiale come Wanda, Gazprom, Coca-Cola, Adidas, Hyundai, Qatar Airways e Visa, che si affiancheranno ai quattro di “secondo livello” (Bud, Hisense, McDonald’s e Vivo) e all’unico proveniente dal mercato domestico (l’istituto russo Alfa Bank). Mancano all’appello altri 22 contratti commerciali e l’assenza della nazionale italiana, marchio internazionale di assoluta attrattività (in ambito marketing, pubblicitario e televisivo), non aiuterà la chiusura di nuovi accordi. PUMA E RAI ATTENTE. In casa Figc c’è forte attenzione al percorso di qualificazione degli azzurri. Sotto il profilo marketing e pubblicitario la Federcalcio ha un contratto (dal novembre 2014) di “minimo garantito” con Infront Sports & Media (advisor commerciale) pari a 14,25 milioni di euro annui (57 milioni su base quadriennale fino al 2018). Sotto il profilo tecnico è attivo il contratto con Puma (fino al 2022) per 18,7 milioni di euro a stagione. La casa di abbigliamento tedesca è anche “master licensee” (gestisce a 360 gradi tutti i contratti di licenza della Figc). L’eventuale eliminazione creerebbe una drastica riduzione, sia nelle vendite del merchandising, sia per gli introiti da licensing (senza la Nazionale in campo il valore dei prodotti uscirebbe ridimensionato). La Rai infine paga 24,7 milioni di euro annui per trasmettere le partite dell’Italia (circa 4 milioni per gara), ma i ritorni maggiori, a livello pubblicitario, esplodono soltanto in caso di qualificazione. La tv pubblica teme di dover rinunciare, a sorpresa, ad una platea fidelizzata e appassionata. Complessivamente 23 milioni di fan per il prodotto calcio, che salgono fino a 40 milioni se gioca la Nazionale. Una community che è stata in grado di generare, in occasione degli ultimi Europei (Francia 2016), una share media del 30,9% e 38 milioni di contatti unici cumulati.”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.