Corriere dello Sport: “Italia ancora a casa. Il colpo letale di Trajkovski al 92’. Per la seconda volta consecutiva fuori dal Mondiale”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia sconfitta al Barbera dell’ex rosanero Trajkovski.

Siamo fuori dal Mondiale, traditi dalla paura, senza un futuro. Una maledizione e un epilogo così nessuno lo poteva immaginare, compreso Mancini, il cui ciclo potrebbe essersi concluso nella notte più triste. I campioni d’Europa, otto mesi dopo la gloria di Wembley, neppure sono arrivati a giocarsi la finale di Oporto, spianando la strada verso il Qatar a Cristiano Ronaldo. Ci ha eliminato la Macedonia, 67ª nel ranking Fifa, mai qualificata a un Mondiale. Non è bastata l’energia del Barbera. Sembrava scritto. Era destino dovesse risolvere, in pieno recupero e con lo spettro dei supplementari, un tiraccio di Trajkovski, ex centrocampista del Palermo. Destro velenoso dai venti metri imbucato nell’angolo. Donnarumma non è riuscito ad arrivarci. Mancini, freddato in panchina, stava già pensando ai supplementari e aveva appena fatto entrare Joao Pedro e Chiellini, complice l’infortunio del romanista Mancini. Gli azzurri tramortiti dall’unico vero tentativo della Macedonia, mai entrata nell’area azzurra, dopo oltre novanta minuti di assedio sterile: 32 tiri in porta, 16 angoli a 0, il 61% di possesso palla senza trovare la rete. Non c’è niente di scontato nel calcio, aveva ricordato il ct. E si è consumata la tragedia sportiva che terrà fuori la Nazionale almeno sino al 2026. Dodici anni di vuoto dal Mondiale in Brasile del 2014. Sarebbe stata dura in Portogallo, ma così fa male. E il declino, dopo l’estate, è stato troppo rapido. La buona sorte non ci ha più assistito. Il pareggio con la Bulgaria e due rigori sbagliati con la Svizzera ci hanno consegnato alla trappola dei playoff. Sono tornati fuori i fantasmi svedesi del 2017. Un dato emerge con chiarezza. Non abbiamo attacco. Da settembre a ieri sera, tolto il 5-0 alla Lituania, abbiamo realizzato solo 5 gol in 7 partite. Se non segni, non vinci. L’Italia ha pagato il tramonto di Insigne, capitano avviato al divorzio dal Napoli, e i limiti emotivi di Immobile, travolgente con la Lazio e mai decisivo con l’Italia. Schiacciato dalla pressione. Dietro, però, non ci sono alternative credibili.

COPIONE SCONTATO. Si sapeva. La Macedonia ha sistemato un pullman davanti all’area. Non lo abbiamo buttato giù. Bardhi incollato su Jorginho e Trajkovski ripiegava per sostenere Alioskvi, nel duello più delicato con Berardi. Ogni volta in cui rientrava sul sinistro, arrivava puntuale il raddoppio di marcatura. Eppure l’esterno del Sassuolo era il più vivo. Troppo teso e circondato Immobile, spento e senza convinzione Insigne. Non cercava l’uno contro. Spazi ridotti, poca profondità, Emerson e Florenzi non scendevano. Dentro una trama bloccata, l’Italia cercava il fraseggio, i triangoli e le combinazioni, illuminata da Verratti. Nessuno fermava il parigino, principe degli slalomisti. Ci mancava, però, l’ultimo passaggio o un tempo di gioco, di solito ritardato. La Macedonia così ripiegava. Se gli azzurri fremevano, loro non avevano fretta.

COLPO LETALE. Una lunga fiammata, accesa dal gol divorato da Berardi. Palla regalata da Dimitrievski, la porta era spalancata, sinistro fiacco e il portiere ha fatto in tempo a recuperare. Un minuto dopo ha alzato in angolo il sinistro di Ciro e poi ha respinto su Insigne. Musliu ha murato Verratti e il Var non ha concesso il rigore reclamato da Immobile dopo il destro su cui si era tuffato Ademi. Mischie furibonde, 9 angoli e il 65% di possesso palla senza sfondare. La Macedonia non ci ha quasi mai provato. Il Barbera aveva tremato solo per il raid di Churlinov, fuggito in contropiede dopo aver soffiato palla a Mancini. Recupero da urlo di Florenzi. La furia di Berardi, tre volte al tiro, ha aperto la ripresa. Due volte ha incrociato sul palo più lontano e la terza, da distanza ravvicinata, non ha inquadrato il bersaglio. Mancini ha tolto Insigne. Raspadori è entrato bene, con personalità e iniziativa: niente paura, la palla non gli scottava tra i piedi. Ma è durato poco. I successivi cambi non hanno pagato. Dentro Tonali e Lorenzo Pellegrini. Sono usciti Barella e Immobile. Raspadori davanti, ma non sfondavamo e i minuti passavano. Sono entrati anche Chiellini e Joao Pedro. Mancini stava preparando i supplementari. L’attimo fatale ha sorpreso Jorginho. Trajkovski ha preso la mira e ha affondato gli azzurri.