L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Inter.
Dalla Cina agli Usa. Già, perché nel 2022 l’Inter potrebbe cambiare proprietà e diventare anch’essa americana. È vero, se ne parla da quasi un anno, vale a dire da quando cominciarono a circolare le prime voci di cessione, che Suning provvide a smentire, ma che in seguito trovarono conferma nella trattativa con Bc Partners, arenatasi su un’offerta ritenuta insufficiente. Il file, però, è rimasto aperto. Nel senso che una banca d’affari statunitense, con mandato della stessa proprietà nerazzurra, ha continuato a proporre a vari soggetti l’acquisto di una quota azionaria del club, non solo di minoranza. Ebbene, dopo una serie di abboccamenti che si sono susseguiti in questi mesi senza sviluppi concreti, c’è stata una decisa accelerazione proprio a dicembre. Tre i gruppi interessati ad acquisire la maggioranza dell’Inter. E i discorsi sono talmente avanzati che è sceso in campo direttamente Steven Zhang. Addirittura, stando alle ultime indiscrezioni, il presidente nerazzurro sarebbe volato a Los Angeles per incontrare di persona le controparti.
Evidentemente, le mosse di Suning dovevano rimanere sotto traccia. Ma, in mezzo a quanto trapelato, è emerso anche un nome tra gli interlocutori di Zhang jr.: si tratta di Daniel E. Straus, uomo d’affari americano, 65 anni, nato a New York, alla guida di un gruppo che si occupa di salute, tra cliniche e case di cura. Straus gestisce anche un fondo, che negli ultimi anni ha investito in private equity, in campo immobiliare, nell’entertainment e quindi nello sport. E ha fondato pure Bridge Sports, LLC, attraverso cui ha rilevato una quota della franchigia Nba dei Memphis Grizzlies, di cui è stato vicepresidente fino al 2018, ovvero quando ha ceduto le sue azioni. Un paio d’anni dopo, invece, non è andato a buon fine il tentativo di entrare nei Minnesota Timberwolves, altra squadra Nba. Il gruppo di Straus è il candidato forte tra quelli che sta incontrando Zhang jr., tanto che i suoi collaboratori hanno già avuto modo di studiare i conti del club nerazzurro, grazie alla documentazione messa a disposizione dalla banca d’affari. Probabile che non sia ancora stata fatta una vera e propria due diligence, ma certamente sono stati raccolti elementi sufficienti per avanzare un’offerta.
Ed è proprio quello il nodo, visto com’è andata con Bc Partners, che la scorsa primavera si spinse poco oltre gli 800 milioni come valutazione complessiva del club nerazzurro, al lordo di tutti i debiti. Beh, sin da allora e ancora adesso, per la famiglia Zhang l’obiettivo continua ad essere quello di ottenere almeno un miliardo di euro. Straus (o uno degli altri gruppi Usa) li accontenterà, tenuto pure conto che nel frattempo il Comune di Milano ha approvato la dichiarazione di pubblico interesse per il nuovo stadio? Di certo si tratta di una quota ambiziosa, giusto per usare un eufemismo… Non a caso, la preferenza per la cessione di un semplice pacchetto di minoranza – intenzione confermata direttamente dalla proprietà – non ha trovato corrispondenza nella realtà. Nel senso che nessuno si è fatto avanti per rilevare, ad esempio, il 31,05% in possesso di LionRock, che, per intendersi, non dà alcun sostentamento economico al club. Chi, infatti, potrebbe prendere in considerazione l’idea di entrare nell’azionariato di una società che, in base all’ultimo bilancio perde 245,6 milioni, con la prospettiva di dover contribuire alla copertura del rosso, senza peraltro poter intervenire nelle decisioni e nella strategia? È vero che, rispetto allo scorso esercizio, quello in corso ha minori criticità: la liquidità, tra il prestito di Oaktree e le cessioni di Hakimi e Lukaku, è assicurata fino al dicembre 2022 e anche la perdita, al prossimo 30 giugno, si ridurrà sensibilmente, grazie ad un aumento dei ricavi, attraverso nuovi sponsor, premi e le plusvalenze messe a segno. Inoltre, a fine gennaio verrà completato il rifinanziamento del doppio bond da 375 milioni, con un nuovo ed unico da 400, in scadenza nel 2027. Tuttavia, la sostenibilità è ancora lungi dall’essere raggiunta.