L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla riforma dei campionati e quella che inizia domani sarà settimana decisiva.
Uno strappo pensato, studiato e fortemente voluto. La scelta di Inter, Milan e Juventus di incontrare in gran segreto il presidente della Figc Gravina ha segnato a tutti gli effetti una rottura rispetto alle posizioni della maggioranza della Lega Serie A, più volte esternate negli ultimi giorni dal presidente Lorenzo Casini.
STRAPPO. Le tre squadre che trainano il movimento per valore della produzione, visibilità, numero di tifosi, fatturato (e anche debiti) hanno deciso di prendere in mano la situazione («Siamo stufi di essere confusi con chi non vuole crescere», il pensiero sussurrato da un dirigente), accelerando quei dialoghi con la Figc fermi ancora alle premesse nonostante il tempo per mettere a terra la riforma sia quasi esaurito. La conseguenza, però, è che le altre 16 o 17 società – secondo i rumors la Roma sosterrebbe la fuga in avanti delle tre – si sono sentite tradite. La maggioranza, che converge nella leadership di Lotito e del contrappeso De Laurentiis, da anni mette in minoranza le big esaltando la forza del gruppone formato da piccole e medio-grandi.
E così, ventiquattro ore dopo le dichiarazioni di Casini, secondo il quale «la Serie A al momento non vuole ridurre le squadre ma rimanere a 20 come Premier e Liga», i rapppresentanti di bianconeri (Scanavino e Calvo), nerazzurri (Marotta) e rossoneri (Scaroni) hanno manifestato la disponibilità a scendere a 18 per questioni economiche e di calendari sempre più intasati. Casini e la maggioranza rigettano ogni ipotesi di sfiducia, ma Inter, Juve e Milan vogliono recuperare una centralità politica perduta negli anni e accusano gli altri di immobilismo; una posizione che ha aperto un nuovo fronte in via Rosellini, restituendo l’immagine di una Lega disunita e più fragile proprio nel momento in cui i presidenti ritengono sia necessario serrare le fila in vista dell’assemblea federale dell’11 marzo. Va ricordato che la Serie A in consiglio è all’opposizione.
DOCUMENTO. Casini ieri avrebbe avuto un confronto in particolare con la Juve, ribadendo il concetto che una Lega più unita ha maggiori chance di essere ascoltata. Se ne parlerà ampiamente nell’assemblea di domani a Milano, dove verrà anche discusso un documento di proposte che non ha acceso l’entusiasmo delle big, diviso in 12 punti (infrastrutture, governance, campionati, sostenibilità, arbitri, giovani, contratti, seconde squadre, femminile, coppe, Fifa e Uefa e azioni con l’UE).
Dopodomani a Roma si terrà invece la riunione delle componenti, dove sono previste altre scintille. Nel documento della Serie A si prevede una tax credit per incentivare la costruzione di nuovi stadi, l’introduzione di una “intesa forte” per fare in modo che le decisioni riguardanti la A possano essere adottate dalla Figc solo previo parere favorevole della Lega; nel testo si parla anche di club professionistici da ridurre (ma solo in Lega Pro), di tetto ai salari, di taglio degli stipendi in caso di retrocessione, di maggior peso politico in federazione (oggi la A vale solo il 12%, quasi tre volte in meno della Lega Dilettanti al 34%), di Coppa Italia che qualifica alla Champions, di contrazione delle finestre per le nazionali e di indipendenza degli arbitri. Alcune di queste richieste sono considerate irrealizzabili dalla Federcalcio. Intervenire sulle qualificazioni delle nazionali e sull’accesso alle coppe tramite le competizioni locali, ad esempio, sarebbe competenza di Fifa e Uefa, mentre ci sono proposte sulle licenze, sui contratti extralarge (fino a 8 anni), sul decreto crescita e sull’aumento degli extracomunitari nelle rose che cozzerebbero con le leggi esistenti.