Corriere dello Sport: “In fila per Conte. L’Italia si agita”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Antonio Conte, il tecnicotornato libero che potrebbe far gola a molte squadre.

Servitevi da soli. Antonio Conte è di nuovo libero come l’acqua, pronto a riversarsi dove troverà una conca abbastanza accogliente da riceverlo, e come il fuoco, disposto a bruciare ancora gli animi e i campi. Quasi libero, in realtà e a rigor di regola, perché con il Tottenham sta tuttora riflettendo sul bene comune e anche sulla buonuscita, per quanto limitata dai pochi mesi di contratto che restano. Meglio per il club, visto che il Chelsea facendo piazza pulita di Antonio e dei suoi impeti di furente oratoria ha dovuto sborsare quasi trenta milioni di euro dopo aver deciso di andare in causa.

Del resto Conte non è mai stato gratis. Nonostante questo in tanti accorrono al suo richiamo, come topini al seguito del pifferaio, anche dal nostro povero calcio costretto a tastare lo spessore del portafogli a ogni occasione. Non si può negare che le notizie di rottura definitiva e imminente con gli inglesi abbiano sollecitato sollevarsi di palpebre e rizzarsi d’orecchie. Possiamo citare la Juventus, dove Conte divenne

Conte in tutte le sue sfaccettature, compresi il vizio di vincere, gli eccessi nella ribellione alle situazioni sgradite e il pressing psicofisico asfissiante sui calciatori. E certamente possiamo citare Inter e Milan, entrambe in una delicata fase di equilibrio instabile nei confronti degli allenatori attuali. Anche se Simone Inzaghi tutto sommato è arrivato ai quarti di Champions e non è mai facile, mentre Stefano Pioli si è messo largamente avanti con il credito già nella stagione scorsa, conclusa con lo scudetto. Ci metteremmo pure la Roma, alla quale l’alterno fluire dei risultati non consente certezze sul futuro di Mourinho.
E così via. La Serie A si è messa a fremere, ritenendo il ritorno di Conte, questa volta, un’eventualità concreta. Anzi, un’opportunità. Nonostante il fatto che Antonio non è gratis. Si è sempre fatto pagare bene per arrivare, per restare e per andarsene. Dell’andarsene abbiamo parlato. Normalmente, perché resti più a lungo del solito occorre sostenere le sue ambizioni sul mercato. Per farlo arrivare, occorre presentargli un contratto che lo scaldi. Al Tottenham lo hanno fatto: oltre 17 milioni di ingaggio annuo, quasi 190 milioni per l’ingresso di nuovi giocatori.

Conte è molte cose: frenetico, istintivo, iracondo, volubile. E intelligente. Di sicuro non ingenuo. Al Tottenham e in Premier, dove il denaro non manca, ha toccato con mano un passaggio di civiltà tra due epoche diverse del calcio, quella in cui i soldi non erano un problema e quella in cui i soldi sono il problema. In Inghilterra, come spesso accade, l’effetto arriva in ritardo, forse perché c’è nebbia sulla Manica. E comunque lui stesso ha smarrito l’aura di invincibilità.
Resta però un investimento prezioso. Da una dozzina d’anni, cioè dal primo contato con la Juventus, dovunque passa lascia almeno un trofeo di rilievo. O almeno un rilancio in stile, come accaduto in azzurro. L’eccezione è proprio il Tottenham, aggravata dall’ultima alzata d’ingegno inconsueta persino per lui, contro i giocatori pigri e la proprietà che regge venti stagioni senza vincere un tubo.
Dunque, Conte sa che se vuole lavorare in Italia (e vuole, tanto da tornarci ogni volta che può in voli a basso prezzo) deve compiere il bel gesto di un taglio sostanziale all’ingaggio. Sa di non poter pretendere spese esagerate sul mercato, anche se non accetterà mai la mediocrità. Sa pure che è bene moderare le sparate verbali da cui nessuna delle sue squadre si è salvata, dall’Arezzo alla Nazionale italiana, dalla Juventus all’Inter al Chelsea. In realtà, quelle potrà continuare a concedersele. Sono troppo divertenti. Fanno parte di lui e della sua forza, come i capelli fanno parte di Sansone. Conte non è solo un cervello, è un cuore da riportare a casa.

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Redazione Ilovepalermocalcio