Corriere dello Sport: “Il piano di Gravina: con Mancio negli Usa”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul piano di Gravina per il futuro.

«Il calcio a volte sa essere metafora spietata di vita. L’unica mossa azzeccata ora è rialzare la testa e lavorare per il futuro». Firmato Roberto Mancini. «La sconfitta ha qualcosa di positivo: non è definitiva». José Saramago, Nobel portoghese per la letteratura, citato da Gabriele Gravina al suo tecnico per scuoterlo e convincerlo a restare. Sono queste le parole forse più significative spese ieri a Coverciano tra il ct, rivoltosi all’esterno via social due giorni dopo il disastro di Palermo, e il presidente federale, arrivato a Firenze armato anche di poesia, pur di ridefinire un nuovo percorso quadriennale con l’attuale commissario tecnico, ancora incerto circa il proprio futuro.

COSE TURCHE. Un anno fa, 26 marzo, la notizia del giorno era legata a Italia-Turchia, che avrebbe aperto Euro 2020 all’Olimpico. Gravina poteva annunciare che quella partita si sarebbe giocata col pubblico allo stadio. L’ombra micidiale della pandemia ancora gravava sull’Italia e quel segnale appariva come una piccola luce. Il trionfo azzurro di Londra firmato da Roberto Mancini, di lì a breve, avrebbe irradiato inattese energie positive sull’intero Paese. Bene, dodici mesi dopo, in un drammatico clima di guerra europea, proprio la Nazionale ha clamorosamente mancato la propria missione più significativa (non solo sportiva), la qualificazione mondiale, mentre si profila di nuovo Turchia-Italia, stavolta senza un significato comprensibile. Tra il punto massimo delle rispettive carriere e quello minimo si sono ritrovati ieri a Coverciano proprio il ct e il presidente federale, che ha raggiunto la squadra in anticipo sul programma iniziale, che prevedeva la trasferta decisiva verso Oporto. E il confronto è iniziato.

SCENARI. Che la Federcalcio voglia convintamente andare avanti insieme, sulla strada tracciata nel maggio scorso, con il prolungamento del contratto al 2026 (dunque oltre lo stretto mandato graviniano), è stato chiaro fin nelle prime ore post terremoto macedone. Che per parte sua il ct campione d’Europa debba ancora metabolizzare personalmente in modo compiuto l’unica disfatta della sua vita di tutte stelle, prima di sciogliere la riserva sul suo destino, è il nodo da sciogliere a breve. La “missione” di Gravina punta proprio a questo: stilare un programma condiviso, partendo dall’analisi di quel che è accaduto negli ultimi 8 mesi, cercando un “rimbalzo” mirato, sempre legato alla qualità del gioco, al rinnovamento, senza scorciatoie forzate, a una Nazionale fresca, da far maturare in chiave mondiale nordamericano 2026. Al centro resterebbe l’attuale ct, animatore di questo nuovo ciclo. Ma per fare tutto questo non serve un Mancini in sedicesimi ma quello totalmente coinvolto delle origini. I prossimi saranno giorni di confronti e condivisione. Coverciano blindata, il silenzio stampa di fatto, hanno svolto il ruolo di camera di decompressione. Mancini ha qui potuto ascoltare tutti, ricevere appoggio e dubbi, il pieno sostegno della squadra. Il messaggio che poi ha prodotto è stato interpretato come una testimonianza di rilancio.

Del resto nei primi colloqui con Gravina il ct ha parlato in modo fattivo non solo della trasferta di Konya, delle scelte, di una Italia subito sperimentale, non solo per opportunità, ma anche di quel che potrebbe accadere a giugno, quando l’Italia dovrà affrontare un super tour de force, contro Argentina, Germania (due volte) e Inghilterra (oltre all’Ungheria). Insomma, tutti segnali che dovrebbero indicare una volontà in via di chiaro orientamento da parte di Mancini. Anche il tempo in questo caso ha un peso: né fretta, né dilazioni. E’ chiaro che per un tecnico ambito, che probabilmente aveva in mente il traguardo naturale del Qatar 2022 prima di rimettersi in gioco con un club, dire sì a questa prospettiva significa ridefinire i propri programmi quadriennali, tornando in pratica al 2018. Chiaro che lui abbia bisogno di riflettere, altrettanto che la Federazione sappia presto come andare avanti, dato che l’eventuale sostituzione del ct non sarebbe certo agile e rapida. E il timore di ritrovarsi sul piano del ranking internazionale al punto di partenza post Svezia non è remoto.