L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle Plusvalenze e le richieste.
È un processo al sistema, a un modus operandi, alle consuetudini che si reggono sulle leggi non scritte del mercato. Ed è cominciato ieri, in videocollegamento: il caso plusvalenze è finito sul tavolo del Tribunale federale, a Roma, per il primo grado della giustizia sportiva. Dopo aver svolto le indagini ed evidenziato la violazione delle norme nell’atto di deferimento, la procura della Figc ha chiesto pene abbastanza severe (spingendole al limite del possibile, visto il capo d’imputazione) ai 59 dirigenti coinvolti (più due stralciati) nelle trattative “sospette”, per un totale di ben 458 mesi di inibizione.
La Procura guidata da Giuseppe Chinè ha proposto 1 anno di inibizione per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, 11 mesi e 5 giorni per il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, oltre a ritenere colpevoli i dirigenti, da Paratici (ex uomo mercato bianconero, per lui la richiesta più severa: 16 mesi e 10 giorni) a Nedved, passando per l’ad napoletano Chiavelli e altri soggetti che figurano negli organigrammi con ruoli apicali (a fianco la lista). Le altre tre società di Serie A coinvolte nell’inchiesta, cioè Genoa, Sampdoria ed Empoli, si sono viste comminare richieste di pene abbastanza simili, con i blucerchiati colpiti più duramente: 12 mesi per l’ex presidente Ferrero e un totale di 11 imputati con richiesta di inibizione. Un soggetto inibito, secondo il codice di giustizia sportiva, non può avere accesso al terreno di gioco e agli spogliatoi in occasione delle partite e non può rappresentare il club presso le istituzioni sportive, oltre a essere limitato nella gestione amministrativa e manageriale (si pensi ai rinnovi o alle trattative) del club.
L’impianto accusatorio si regge sul «valore abnorme» di diverse operazioni, che la procura ritiene siano state gonfiate per permettere alle società di sistemare i conti, violando dunque il comma 1 dell’articolo 31 che riguarda “la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla Covisoc e dagli altri organi di controllo della Federazione”. In ballo circa 120 milioni di euro di trasferimenti: dall’affare Juve-Genoa per Rovella, Portanova e Petrelli all’acquisto di Osimhen da parte del Napoli. A fare da contraltare è la tesi delle difese, che si basa sull’impossibilità nel definire in modo oggettivo il prezzo di un cartellino (Chinè ha tentato di farlo, incrociando diversi parametri) essendo la conseguenza di un accordo tra privati nell’ambito del libero mercato; alcune difese potrebbero contestare anche un vizio procedurale.
Dopo la requisitoria, l’organo giudicante presieduto da Carlo Sica dovrà stabilire anche se le ammende richieste sono congrue: 800 mila euro alla Juve, 392 mila al Napoli, 338 mila al Parma, 320 mila al Genoa, 195 mila alla Samp, 125 mila al Pescara, 90 mila al Pisa, 42 mila all’Empoli, 23 mila alla Pro Vercelli, 8 mila al Novara (senza nessun deferimento) e 3 mila al Chievo. L’udienza di ieri, terminata alle ore 17, ha coinvolto subito le difese di Novara, Chievo, Empoli, Pisa, Pescara e Parma, mentre giovedì scenderanno in campo le altre squadre di avvocati. Per arrivare, già venerdì pomeriggio, alla prima sentenza. Si preannunciano tempi molto più veloci rispetto al passato (con il secondo grado, praticamente scontato, entro la fine della stagione), grazie al nuovo codice voluto da Gravina. Parma e Pisa tirano un sospiro di sollievo: nell’indagine, la Procura evidenziava anche la violazione del comma 2 dell’art. 31, accusandole in sostanza di essere riuscite a iscriversi al campionato proprio grazie alle plusvalenze fittizie. In quel caso, rischiavano punti di penalizzazione o addirittura l’esclusione dal campionato: ipotesi al momento scongiurata.