L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla visita del Palermo all’Etihad Stadium.
Hanno esplorato L’Academy City Campus in tutte le sue sfaccettature, i sedici campi in erba vellutata, il terreno sintetico completamente coperto che a sera, quando fuori comincia far freddo e si accendono le luci a diodi, si riempie di ragazzini vestiti di celeste e si circonda di genitori che li osservano divertirsi, in composto silenzio: l’amore guarda e non urla. Ieri i giocatori del Palermo sono stati accompagnati a visitare l’Etihad Stadium, cioè il luogo dove la teoria dell’allenamento diventa partita e pratica. Sotto una pioggia che pizzicava, ma tanto il prato è intoccabile come il giardino di un gentiluomo di campagna e quanto è lecito toccare sta tutto nel profondo della costruzione. Superata la sala in legno degli ospiti di riguardo, che disposti su due file hanno il permesso di dare il cinque ai giocatori del City mentre con l’altra mano alzano il bicchiere di vino.
Qui dove tutto deve diventare esperienza ti portano in piccoli pullman fino all’ingresso e poi ti affidano a una guida. Costa una trentina di euro. Se arrivi a circa settanta ti aprono certe porte solitamente chiuse e ti offrono un bicchiere di prosecco. Nei periodi di punta vengono a farsi spennare cinque o seicento persone al giorno. Ma ieri si trattava solo di dare un’idea a gente che di stadi ne vede tanti per lavoro, probabilmente non di questo tipo. Non di così nuovi, aperti una ventina d’anni fa. Non di così affascinanti, 53.400 posti dipinti di celeste avvolti da un ovale armonioso e con un tappeto d’erba che sembra seta ai piedi. I ragazzi venuti dalla B entrano e filmano. L’allenatore Eugenio Corini dopo un quarto d’or a sta già pensando al lavoro: «Diamo un’accelerata, eh?». C’è l’allenamento che incombe, in effetti.
Non si può pensare che chi ama il calcio entri nella tana di una delle squadre più forti del mondo, che si veda piazzare in mezzo il cartonato di quello che è forse il tecnico più carismatico del mondo (Pep Guardiola, ovvio; ma a Corini l’idea non piace e se ne discosta) e gli resti in faccia l’espressione dell’orso svegliato dal letargo. Le guide, che conoscono il loro mestiere, lanciano un coro. Si parte con “Wonder wall” dgli Oasis, tifosi rinomati del City, e si chiude con i Queen e “Bohemian rhapsody”. Tutto il Palermo canta. Questo è tempo libero, in fin dei conti. Vuol dire che non sei venuto a Manchester invano, anche se poi ti prendono e ti riportano ad allenarti sotto la pioggia.