Corriere dello Sport: “Il Milan può cambiare padrone. Club valutato oltre un miliardo di euro. Nel fondo arabo anche i soldi del presidente del City”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla cessione del Milan ad un fondo stranieri.
Ci sono buoni motivi per credere che l’interesse del fondo Investcorp nel Milan sia reale, anziché una delle voci infondate rimbalzate negli ultimi anni. Anzitutto Reuters, agenzia d’informazione tra le più autorevoli in campo finanziario, riferisce conferme da fonti “vicine alle trattative”, quindi verifiche dirette. Reuters aggiunge che il negoziato sarebbe addirittura “vicino alla conclusione”. Anche Financial Times e Bloomberg concordano. Elliott, dal canto suo, non smentisce come ha fatto seccamente in passato e neppure il Milan prende le distanze. Il venerdì festivo a Londra non sembra un motivo convincente per giustificare il silenzio di fronte a notizie tanto circostanziate. Elliott è investitore finanziario, non acquista aziende per godimento o interessi strategici ma con finalità di guadagno dalla rivendita.
È la logica del private equity: comprare aziende gestite male, da cui si crede di poter dispiegare potenzialità inespresse, inserendo manager capaci e indirizzando strategie efficaci in discontinuità col passato per aggiungervi valore. Che prima dell’arrivo di Elliott il Milan fosse gestito male è fuori discussione: lo dicono i risultati economici (disastrosi) e quelli sportivi. Che abbia imboccato una strada di creazione di valore appare evidente: la squadra è tornata a lottare per il primato in Serie A dopo anni di stenti e ritrovato un posto in Champions mentre, sul piano finanziario, il club non assorbe cassa ormai da un anno (la posizione finanziaria netta è in deciso miglioramento) e ha invertito la tendenza all’erosione del fatturato presentando perfino una semestrale in utile (seppure grazie al ricavo straordinario realizzato dalla cessione di Casa Milan). Che lo abbia fatto con marcata discontinuità gestionale è pure evidente: il contenimento dei costi, la rinuncia ad assecondare pretese eccessive di alcuni giocatori fino al punto di perderli a zero, la valorizzazione dello scouting, l’uso dei dati nella selezione degli acquisti, l’indisponibilità ad alimentare aste sono scelte gestionali che stanno già facendo scuola in altri club.
Stupisce semmai il timing. Elliott ha investito nel Milan 700 milioni: se fosse confermato il valore di un miliardo (con quasi zero debiti finanziari verso terzi) arriverebbe dall’investimento un ritorno in doppia cifra, vicino al 12% annuo, tenendo conto della distribuzione degli apporti di capitale nel tempo. Non sarebbe un rendimento stellare, perché il costo del capitale di Elliott è certamente più alto: è da pensare che il fondo americano potrebbe attendere risultati più concreti sul piano sportivo e su quello finanziario, rafforzando la posizione del Milan tra i top club europei, prima di vendere a cifre maggiori ma questo è un progetto teorico, perché nessuno può garantire che i valori nel calcio saliranno rapidamente nei prossimi anni anche se la posizione competitiva del Milan è migliorata.
L’altra cosa che stupisce è l’identità del potenziale acquirente. Investcorp è un fondo con una storia molto lunga e una quarantina di miliardi in gestione. Non è tra gli investitori di private equity più grandi al mondo (Blackstone, Carlyle, CVC, Apollo ecc) e l’investimento da un miliardo, in Italia e in un’industria non-mainstream come il calcio, sembra un ticket piuttosto grande. Gli investimenti conclusi finora hanno avuto dimensioni medie più modeste. Bisogna però considerare che Investcorp ha tra i suoi azionisti (almeno al 20%) Mubadala, fondo sovrano da 350 miliardi dell’emirato di Abu Dhabi. CEO di Mubadala è Khaldun Al-Mubarak che è anche il presidente del City. Mubadala è anche azionista di aziende come Aldar (insieme ad altre entità del governo di Abu Dhabi) e ha interessi in Etihad. Investcorp potrebbe rappresentare un veicolo attraverso cui il governo di Abu Dhabi e le sue diramazioni entrerebbero nel calcio italiano (Investcorp è basato nel Bahrein e il Milan sarebbe il primo club italiano acquistato da un investitore arabo) cercando di evitare sospetti di doppia proprietà come quelli che, proprio in queste ore, L’Equipe rilancia sul Lilla e i suoi rapporti con Elliott. Nel caso specifico, non pare una notizia fresca che Merlyn Capital (fondo londinese che controlla il Lilla) sia esposto verso Elliott per 50 milioni con un finanziamento, ma è poco per desumere un’influenza dominante di quest’ultimo nella governance del club francese. Fonti Merlyn precisano che il finanziamento sarà rimborsato entro giugno ma i riflettori del mondo rossonero, in questo momento, sembrano puntati altrove: verso il Medio Oriente.
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