“E’ il suo derby. Salerno conosce bene entrambe le isole anche se la realtà di Palermo la vive relativamente da poco ed in una situazione certamente non ideale. Cagliari è stata gran parte della sua vita professionale e giocarsi una forte fetta di salvezza proprio contro un simile avversario non lo lascia tranquillo. La sfida lo emoziona ma lo porta ad essere realista. «Il Cagliari appagato e tranquillo? Impossibile, è una squadra che difficilmente molla – ricorda Nicola – perché porta con sé il peso di una tradizione ed ha alle spalle non solo una città ma una regione. Per il Palermo è la partita chiave, se mi chiedete se sono ottimista rispondo in un altro modo. Dico che so che ci sono i margini per recuperare. E noi dobbiamo sfruttarli». I RICORDI. Palermo è un’emozione ancora giovane e complicata dalle vicissitudini societarie. Ma Cagliari risveglia in Salerno una parabola eccellente: «Ci sono stato per tre volte e sempre con risultati importanti. Il fiore all’occhiello è la vittoria in serie B nel 2004, una promozione ottenuta a braccetto proprio col Palermo. In panchina prima Ventura poi Reja. Poi due anni di A con una serie di giocatori straordinari che abbiamo saputo lanciare. Qualche nome? Nainggolan, Matri, Esposito, Ibarbo, Storari, Astori. Chi li scovava, io o Cellino? Abbiamo sempre lavorato di comune accordo, non mi piace accollarmi meriti altrui, diciamo che questo era il metodo societario». E un altro protagonista conosciuto in Sardegna: «Diego Lopez. L’ho trovato lì ma mi resi subito conto che era un grande uomo, un ottimo giocatore e un trascinatore. Capitano della squadra e dell’Uruguay, da come si comportava nello spogliatoio capii che era un leader naturale e che sarebbe diventato allenatore». Amicizia e stima non lo esentano però da stimolarlo oggi: «Diego non è riuscito ancora pienamente a dimostrare la sua validità in panchina ed a Palermo ha oggi questa possibilità perché si trova davanti a delle difficoltà oggettive che deve saper superare». IL PARALLELISMO Il calcio nelle due isole secondo Salerno risponde a regole differenti. «Palermo e Cagliari non si somigliano tanto. Entrambe entusiaste ed incredibilmente attaccate alla propria squadra ma secondo una tipologia diversa. A Palermo per esempio il rapporto si vive più nel quotidiano e durante la settimana, a Cagliari l’atmosfera si surriscalda essenzialmente il sabato e la domenica. E’ vero che per adesso sto vivendo una fase particolare in rosanero, ma da avversario ho visto le stagioni belle e so che Palermo è comunque in grado di darti qualcosa in più». Baccaglini ha aperto le porte degli allenamenti alla folla. Salerno approva ma sottolinea: «I tifosi sono straordinari ma la riscossa non dipende tanto da loro quando da noi. Deve essere la squadra a fornire l’appiglio per essere trascinata». Il riferimento è tutto alla gara verità di domani: «Se domenica sera saremo a 4 punti dall’Empoli potrebbe diventare tutta un’altra storia. La gente a quel punto ci starebbe vicino per forza perché avremmo dimostrato qualcosa. E potremmo puntare allo scontro diretto del Barbera all’ultima giornata». ZAMPA E IL FUTURO Il domani rosanero è un’ipotesi, fino al 30 aprile qualsiasi scenario è in stand by. Salerno anticipa tutti: «Ho il contratto sino al 2018 e a Palermo non mi trovo affatto male. Ma non sarà una firma a farmi rimanere per forza se la nuova proprietà preferirà percorrere strade diverse. Zamparini? Sono sincero, non ho mai sentito troppo la sua pressione neppure prima della nomina di Baccaglini. Lui come Cellino? Il paragone non regge, amano il calcio ed essere protagonisti ma non allo stesso modo». E Baccaglini? «Giovane e intelligente, bravissimo nel lavoro mediatico. Ma i risultati adesso toccano a noi»”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.