L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Eriksen e il suo ritorno in campo.
«Sono un uomo felice». Poche parole per riassumere un momento di felicità atteso per quasi otto mesi. Ben più che una giornata speciale. Un vero miracolo – come lo ha definito l’interessato – si è compiuto al 7’ della ripresa della partita di Premier League tra Brentford e Newcastle. E poco importa che al 90’ la sua nuova squadra sia uscita sconfitta: poco meno di otto mesi dall’arresto cardiaco di cui è rimasto vittima, 259 giorni per la precisione, Christian Eriksen ieri è tornato in campo. Nel piccolo Brentford Community Stadium, la sua nuova casa, almeno fino al termine della stagione. «Oggi ho vissuto fantastiche sensazioni. Non sapevo se avrei giocato, è stata una partita difficile, ma voglio dare il mio contributo per la salvezza. E’ stato un momento speciale per me e la mia famiglia». Una giornata da ricordare per il 30enne danese, persino storica per il calcio inglese: mai nessun giocatore aveva disputato una partita di Premier League con installato nel cuore un defibrillatore sottocutaneo. Un apparecchio indispensabile per la salute di Eriksen, ma che altrove, per esempio in Italia, non è consentito agli sportivi professionisti. E’ per questo che dopo il malore che lo aveva colpito lo scorso 12 giugno, durante la gara di Euro 2020 tra la sua Danimarca e la Finlandia, Eriksen era stato costretto a rescindere il suo contratto con l’Inter. Di fronte all’impossibilità di proseguire la sua carriera in Italia, aveva deciso di tornare in Inghilterra per ottenere quell’idoneità sportiva necessaria ad inseguire il suo ultimo sogno, il mondiale in Qatar. Un traguardo ambizioso, addirittura impossibile per i molti che credevano la sua carriera si fosse anticipatamente conclusa la scorsa estate a Copenaghen, dove il suo cuore si era fermato per cinque minuti. Un dramma in campo che aveva scioccato il mondo sportivo, e non solo. Ma che oggi ha regalato intense emozioni, e occhi lucidi, sugli spalti del piccolo stadio londinese quando Eriksen, prima della partita, si è riscaldato con i suoi compagni di panchina.
ACCOGLIENZA. Eriksen dovrà mettere a disposizione la sua classe ed esperienza per salvare il Brentford, club neo-promosso nella massima divisione inglese. «La situazione non è delle più facili ma la squadra è competitiva e sono convinto che possiamo centrare i nostri obiettivi. Voglio raggiungere questo traguardo come gesto di riconoscenza». Cori e fragorosi applausi hanno accompagnato il suo ingresso in campo, ad inizio ripresa, quando i Bees, in inferiorità numerica dall’11’ del primo tempo (per l’espulsione di Josh Dasilva) erano già sotto di due gol. Una sconfitta che poco toglie al pathos di questa giornata, «una immensa gioia per tutti noi, per Christian e per la sua famiglia», come l’ha definita il suo tecnico, il connazionale Frank Thomas. Una felicità condivisa dallo stesso Eriksen: «E’ stato come chiudere il cerchio. Tornare in campo davanti ai miei affetti, la mia famiglia, è stata una sensazione intensa, unica, che ricorderò per sempre».