Corriere dello Sport: “Il clan dei Capi Ultrà. Inter e Milan, Chinè chiede gli atti”
Il blitz effettuato ieri mattina dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza ha smantellato i vertici delle curve di Inter e Milan, portando alla luce un sistema criminale connesso alla ‘ndrangheta. La Procura Distrettuale Antimafia ha avviato un’indagine per fare chiarezza su queste relazioni e, pur non essendoci indagati tra i club o i loro tesserati, Inter e Milan dovranno chiarire la loro posizione rispetto agli eventi. Nel frattempo, la Procura della FIGC ha aperto un fascicolo per valutare se ci siano state violazioni dei codici di giustizia sportiva, in particolare degli articoli 4, 25 e 27, che riguardano la lealtà sportiva, il divieto di sovvenzioni ai gruppi di tifosi e il rispetto delle norme sulla distribuzione dei biglietti.
Un dettaglio curioso emerso è che il procuratore Viola, a capo dell’inchiesta, è un noto tifoso dell’Inter. Tuttavia, questo non interferisce con il rigore dell’inchiesta, il cui esito potrebbe portare a sanzioni per i club se dovessero emergere responsabilità indirette.
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sui Capi ultrà di Milan e Inter.
La notizia del blitz che ha coinvolto i vertici delle curve di Inter e Milan è sicuramente scioccante e getta luce su connessioni preoccupanti tra tifo organizzato e criminalità, in particolare con la ‘ndrangheta. Nonostante ciò, i club e i loro tesserati non sono coinvolti direttamente come indagati, ma si trovano inevitabilmente al centro di un sistema corrotto di cui sono, almeno formalmente, vittime.
L’inchiesta mette in evidenza pratiche illecite legate alla gestione di biglietti, estorsioni, pizzo su parcheggi e risse, un panorama desolante che tocca il mondo del calcio, ma non il cuore sportivo dei due club. La domanda ora riguarda se e quanto Inter e Milan abbiano fatto per contrastare queste derive del tifo, e in questo senso verranno ascoltati dai magistrati.
L’indagine ha attirato anche l’attenzione della FIGC, che sta esaminando se vi siano violazioni ai principi di correttezza e lealtà sportiva, o al codice di giustizia sportiva. La possibilità di sanzioni contro i club, che va da semplici ammende fino a chiusure di settori dello stadio o penalizzazioni in classifica, dipenderà da quanto emergerà dall’inchiesta.
L’aspetto più critico riguarda l’influenza della criminalità organizzata nelle curve, e la reazione delle istituzioni non si è fatta attendere. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha chiesto misure forti contro le “zone franche” negli stadi, e sia la FIGC che la Lega Serie A hanno espresso il loro sostegno all’indagine. È chiaro che il calcio, come parte integrante della società civile, deve combattere contro queste infiltrazioni per preservare la sua integrità.
Entro tre mesi, la FIGC dovrà esprimere il proprio giudizio, con possibili conseguenze sul futuro delle curve e della gestione dei tifosi.