L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su quello che a Parigi sta diventando sempre più un caso, quello di Gigio Donnarumma.
Mette una infinita tristezza l’immagine di Gigio Donnarumma, triste y solitario, sulla panchina ricca sfondata del Psg, protetto solo dalla mascherina, accanto a Icardi, l’altro esponente di una Milano che non c’è più e che forse riscuote ancora, nei rispettivi cuori, una nostalgia canaglia.
Se Icardi quando gioca fa gol e smaltisce ogni malinconia, Donnarumma ormai escluso dalla porta parigina a dispetto di ogni promessa alternanza è la conferma che la decisione, lontana ormai, di lasciare Milanello e la sua comfort zone per cercare e trovare sfide più impegnative, non è stato un progetto reclamato dalle richieste del calcio-mercato.
No. È stato un capriccio del suo agente che si è mosso inseguendo una banale rivincita per aver riscosso zero commissioni nel 2017 quando il suo assistito – allora sospinto dal papà don Alfonso – decise di accettare il rinnovo milanista da Fassone-Mirabelli, dal Milan meno affidabile di questi ultimi tempi cioè perché sorretto da un azionista senza patrimonio. Si capisce oggi, finalmente, per i superficiali di qualche mese fa, che il trasferimento a Parigi fu deciso all’ultimo momento solo dopo che dalla Juve – partito Paratici e insediatosi Allegri – era arrivato il “non se ne fa più niente”.